Si può parlare di stress post partum anche per i neo papà? Quali implicazioni psicologiche comporta la nascita del primo figlio nella mente di un uomo visto che tutte le attenzioni sono rivolte al neonato e alla neo mamma?

Sono questi gli interrogativi da cui prende le mosse lo spettacolo “Ansia da prestazione paterna – corsi pre parto e altre pappe mentali di un neo papà”, in scena al teatro Duse di Roma fino al 12 gennaio.

Dopo il successo di “Post Partum lei – tutto quello che gli uomini dovrebbero sapere e che le donne non hanno mai detto” l’autrice, Betta Cianchini, torna a parlare di genitorialità. Questa volta, però, affronta l’argomento da un punto di vista diverso, quello di lui, raccontando la generazione degli attuali papà: la prima, in Italia, a confrontarsi con la nevrosi del cosiddetto “post partum maschile”

Lo spettacolo, nato da un’inchiesta di Betta Cianchini, a cura di Lorenzo Gioielli e interpretato da Andrea Lolli, affronta un argomento “spinoso, nuovo e contemporaneo – afferma l’autrice – Racconta di notti insonni da spartire, pannolini nauseabondi da ‘condividere’, niente sesso e il peso mentale di essere ‘quello che non sta a casa tutto il giorno con il bimbo. Lavorare, in confronto, è riposarsi”.

“Ansia da prestazione paterna” mette in scena il volto della nuova famiglia, dove il cambiamento culturale, ma soprattutto le necessità lavorative di entrambi i genitori, con sempre più impegni e sempre meno congedo parentale, hanno portato alla suddivisione dei compiti e alla ricerca dei nuovi equilibri. In un contesto dove la cura del bebè non è più solo una questione femminile e la sua gestione diventa una staffetta quotidiana (quando lui stacca dal lavoro, lei attacca e viceversa), lo spettacolo si interroga su come gli uomini vivano questa rivoluzione dei ruoli.

Come per la versione femminile, sono le testimonianze dei tanti giovani papà a fare da base narrativa al racconto del protagonista. Sarà lui a fornire la visione, cruda e ironica, del post partum maschile, finora considerata una problematica esclusivamente materna. “Quella attuale è la prima generazione a confrontarsi realmente con il ménage familiare – afferma Cianchini – Nelle nostre famiglie, quando il papà tornava a casa, la mamma diceva: ‘ora fate piano, che papà è stanco, ha lavorato tanto. Forza bimbi a cena e a letto’. Oggi, invece, le cose iniziano a funzionare diversamente: la mamma è anche una lavoratrice, spesso precaria oppure libera professionista e questo non solo rende necessaria un’assunzione di responsabilità di coppia, ma implica anche maggiori ansie, nevrosi, lavori da terminare, maternità vissute tra un impiego e l’altro, con una mano sulla culla e una sul computer”.

Lo spettacolo che verrà presentato a marzo 2014 nel carcere femminile e maschile di Rebibbia, si arricchirà strada facendo di nuovi contributi: prima di ogni spettacolo, infatti, il pubblico verrà invitato a compilare dei questionari a tema. Saranno i rimandi degli spettatori, le loro riflessioni ed esperienze personali, a integrare il copione. Al termine di ogni rappresentazione verrà presentata anche l’opera “Parto” dell’artista contemporanea Alessia Cianchetti che ha disegnato la sua pancia durante la gravidanza.

Articolo Precedente

Ue, la Corte condanna l’Italia: “Dare ai figli il cognome della madre è un diritto”

next
Articolo Successivo

Cognome dei figli, ecco il ddl del governo: “Possibile dare solo quello della madre”

next