Nonostante la ratifica della Convenzione di Istanbul e leggi contro la violenza sulle donne e lo stalking, in Italia il 2013 ha fatto registrare un incremento della mattanza-femminicidio rispetto all’anno precedente. E non solo da noi. Fra i Paesi in preda ad una spirale di violenza infinita, c’è l’India, dove pare che la risonanza di stupri denunciati e balzati alla cronaca abbia causato un effetto scia, amplificando i fenomeni di violenza sulle donne, fino all’orrore di fine anno su una ragazzina di dodici anni stuprata dal branco e poi bruciata viva per impedirle di testimoniare nel processo contro i carnefici. È morta il giorno di Capodanno.

In Italia, si è ancora alle prese con l’alto tasso di disoccupazione femminile, malgrado siano oltre 65 anni che la nostra Costituzione, all’articolo 3, sancisca la pari dignità sociale davanti alla legge senza distinzione di sesso. Per una reale inversione dello stato delle cose, però, bisogna cambiare la cultura di un Paese, e questo non lo si fa per legge. Come per le libertà individuali all’indomani dell’11 settembre, bisognerebbe forse riscriverne i confini e cominciare a sacrificarne un po’?

Libertà e sicurezza, però, sono valori entrambi irrinunciabili, ma in conflitto tra loro. Prendiamo la libertà d’espressione: è un diritto riconosciuto negli ordinamenti democratici, da tutte le moderne Costituzioni, compresa la nostra (art 21) e sancito con ben due articoli della Dichiarazione Universale di Diritti dell’Uomo. E prendiamo, ad esempio, la musica e i video musicali destinati principalmente ad un pubblico adolescente. Una ricerca della Bowman School of Medicine insieme a ricercatori dell’Harvard Medical School di Boston del 1997 – e ora la situazione è peggiorata – attesta che il 43% dei video rock o rap fruibili sui maggiori canali televisivi americani presentavano scene violente.

Sui canali mediatici di casa nostra passano ogni giorno e a ogni ora video fatti principalmente di 99% di pornografia, di 0.9%di musica e dello 0.1% di aria fritta. Piovono nei media, nei new media, nei social media, messaggi ed immagini materialistici: donne, ma anche uomini, quasi sempre adolescenti che, con l’esposizione del loro corpo promuovono un messaggio sempre uguale a sé stesso, ovvero che quello che conta nella vita è la ricchezza e la bellezza, una bellezza esasperata, parossistica, chirurgica, quindi anch’essa pornografica.

Un messaggio omologante che spinge gli adolescenti a uniformarsi a quel modello proposto, svilendo e banalizzando ogni individualità e spinta interiore.

Per John Murray, professore di psicologia dello sviluppo alla Kansas State University, le rappresentazioni violente percepite dal bambino hanno effetti distruttivi sulla sua psiche: “Sono attivati l’emisfero destro e alcune regioni bilaterali, le stesse che entrano in campo quando viene percepita una minaccia”. In tal modo il bambino assimila la violenza, che produce in lui almeno tre effetti: paura, assuefazione e aggressività. Di qui al femminicidio, ovvero allo sterminio di ‘cose’ di sesso femminile il passo è breve.

Ma chi si preoccupa, e si occupa, di mettere in relazione tale fenomeno con quella che ormai si può chiamare una emergenza mondiale, un femminicidio globalizzato, e correre ai ripari?

Tornando al quesito iniziale, cioè se è giusto limitare la libertà d’espressione per “rieducare” le nuove generazioni, sarebbe opportuno forse, se non vietare i video ad alto contenuto “diseducativo e violento”, collocarli in una programmazione notturna come si faceva tempo fa per il cinema porno. Anche perché, nelle programmazioni della tv pubblica, la fascia di protezione per i minori è del tutto inosservata.

Occorre un impegno in coloro che sono considerati opinion leader. Un esempio? Il vento nuovo che spira nel panorama musicale americano: è di un paio di giorni fa la dichiarazione del rapper Macklemore, tra i campioni musicali del 2013: «La scena rap mondiale si è fermata, è bloccata su argomenti e temi che sono sempre gli stessi da troppi anni: armi, sesso, droga, gangster ecc. E’ ora di cambiare!”

Sì, è davvero ora di cambiare musica!

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