“Combatientes del Ejército Rebelde” è stato l’incipit del discorso di Raúl Castro Ruz nell’atto commemorativo del 55°  Anniversario del “triunfo de la Revolución” celebrato nel parco “Carlos Manuel de Céspedes” di Santiago, lo stesso luogo dove il 1 gennaio del 1959 il comandante Fidel annunciava all’isola e al mondo la vittoria dei rivoluzionari su Batista ed il suo regime.

Erano lì ad ascoltare, nel luogo simbolo della Rivoluzione, i “combattenti dell’esercito ribelle”, gli ex guerriglieri di Fidel, gli uomini della nomenclatura, il ministro degli esteri venezuelano, Elías Jaua. Nell’anno 55° della Rivoluzione il presidente cubano ha tenuto a ribadire che l’isola risponderà alle aggressioni esterne; messaggio nemmeno tanto allusivo lanciato all’eterno nemico americano, colpevole di aver risposto alle aperture ipotizzate da Castro lo scorso 21 dicembre ponendo come pregiudiziale, per l’avvio del dialogo, il rispetto dei diritti civili nell’isola.

Il leader cubano ha parlato apertamente di una nuova destabilizzazione ideologica degli Stati Uniti tendente ad avviare “una campagna di sovvertimento ideologico in favore di spinte neoliberiste e per la restaurazione del capitalismo”.

La ripresa delle relazioni diplomatiche con gli Usa, interrotte nel lontano 1961, è di là da venire, l’apparato cubano non sembra accettare ammonimenti sul campo dei diritti umani e delle libertà politiche e la propaganda, da sempre, rimarca enfaticamente il supporto fornito dagli Stati Uniti “ai malversatori dell’apparato di Batista”.

Lo ha fatto nuovamente Raúl Castro nell’abituale discorso di inizio anno, sottolineando come l’isola, situata a sole novanta miglia dalla costa statunitense, continuerà a poggiare le sue basi sui solidi pilastri del socialismo rivoluzionario.

Il portale Granma, organo ufficiale del comitato centrale comunista, riporta per esteso l’intervento del leader cubano, tredici pagine di prolusioni sui più vari eventi storici; dalle lotte per l’indipendenza dal giogo spagnolo al ruolo esercitato dalle donne di Cuba nel processo rivoluzionario, con Castro che è arrivato ad esaltare la serie “Clandestinas” trasmessa dalla Televisione di Stato per rendere il giusto omaggio alle “muchachas” che rischiarono la vita nella lotta al regime.

Il sito Granma non dedica però una riga agli asfissianti controlli sul web, alle restrizioni nell’uso delle antenne paraboliche, alla repressione della dissidenza e all’assenza di libertà sindacale.

“La Revolución sigue igual!”, “la Rivoluzione continua!” conclude Raúl.

(Esclamazioni: Viva la Rivoluzione! Viva Fidel e Raúl!)

(Ovazione)

Chiude la sua cronaca il Granma. L’organo del comitato centrale.

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