Emozioni. Frastuono. Colori. Musica. Ammuina. A Napoli è così, da sempre. E’ stata una festa di popolo. Un rito collettivo per esorcizzare l’annus Horribilis. E’ stato un Capodanno di liberazione. Cacciare a pedate il 2013.

Dodici lunghi mesi che hanno stretto un cappio alla gola di una città, un tempo capitale e per molti ancora e sempre capitale. E’ stato un bagno di folla. Una fiumana variopinta. Dal Lungomare al Centro storico, da piazza Vittoria al Borgo Marinaro. Lo spettacolo è stato mozzafiato. E’ la città delle infinite contraddizioni e incoerenze che ha la dote di riscaldare i cuori. E’ massa critica dove passato, presente e futuro, almeno una volta all’anno, vanno a braccetto. Sono contaminazioni. Somme algebriche. Sono somme vettoriale che negano le stesse leggi della fisica. Sei immerso nella moltitudine ma riesci a ritagliarti uno spazio e isolarti. Strofini gli occhi. Il naso all’insù. Il cielo si tinge di scie colorate. E’ il mistero e il fascino dei giochi pirotecnici. Sembra proprio la tavolozza di un pittore distratto. Le tinte si mescolano casualmente. Nel buio sopra Castel dell’Ovo a pochi passi da via Partenope si apre una pioggia di sfavillanti chiarori, arrivano a metà cielo e nel ricadere incontrano i riflessi di una luna in attesa. E’ polvere d’incantesimo. E’ un colpo d’occhio che fa strabuzzare gli occhi. Un caleidoscopio fantastico che stordisce. Ogni mondo è paese. E’ vero.

Però Napoli è Napoli. Alla Rotonda Diaz sembra di vedere le anime del Pugatorio, quelle anime pezzentelle fuggite vie dal girone infernale. Salgono in cielo duemila lanterne. Il vento come un implacabile destino le porta per rotte incontrollate come la migrazione delle rondini. E’ una Napoli bella, irresistibile, affascinante, seducente. Il 31 dicembre è solo un pretesto per mostrarsi all’innamorato. Mentre si fa la baldoria di routine con i palchi, le torri, le aree per il ballo ci trovi gli immancabili ambulanti del merchandising della napolitudine.Ti offrono ogni tipo di cose. Tutti rigorosamente abusivi. E’ una città che vibra, palpita, sogna. E’ fantasia e furbizia. Sembra il solito affresco. La nota concatenazione di luoghi comuni e clichè. E invece è Napoli. La città più giovane d’Europa. Una metropoli in controtendenza dove turisti di tutto il mondo per far dispetto alle ciucciuvettole nostrane l’hanno presa letteralmente d’assalto. Napoli anarchica, pazza, squagliata, paracula ma coraggiosa e verace. Cinquecentomila persone perse tra piazza del Plebiscito e via Partenope in attesa della mezzanotte e del nuovo anno fissano uno schermo. Con gli occhi lucidi assistono ai video-appelli di artisti, intellettuali e sportivi partenopei. Parole d’incoraggiamento e di amore per la città. A Napoli la speranza non è morta e la nottata per farla passare non occorre aspettare ma darsi da fare. Auguri dal paradiso abitato dai diavoli. 

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