Sotto l’albero per le ex operaie dell’Omsa Golden Lady di Faenza c’è un regalo piccolo piccolo che assomiglia più a un magro contentino che a un dono. Per le ultime 43 lavoratrici, che ancora attendono una chance di essere ricollocate, è stata disposta la proroga della cassa integrazione in deroga di altri tre mesi. Una piccola boccata di ossigeno insomma “che non permetterà probabilmente, come le istituzioni avevano garantito, di accompagnare le disoccupate fino a un nuovo contratto” ammette Roberto Billi, sindacalista della Uilta.

Da due anni la fine di dicembre è vissuta con particolare amarezza dalle operaie faentine che hanno lavorato per una vita nel noto calzificio: è vivo nella loro mente il ricordo di quando venne recapitata loro, via fax alla vigilia di fine anno 2011, la notizia del licenziamento collettivo; 239 dipendenti lasciate a casa, 239 famiglie con un reddito in meno da un giorno all’altro. Si susseguirono poi una serie di tavoli ministeriali a Roma e di incontri in varie sedi tra la proprietà, le istituzioni e le parti sindacali. Alla fine si fece avanti Franco Tartagni del divanificio forlivese Atl group e la riconversione produttiva venne avviata, assorbendo quasi 140 operaie.

Oggi sono 43 le donne che non hanno avuto nessuna opportunità di ricollocazione. All’inizio sembrava dovessero andare a lavorare nell’outlet “Le Perle”, un centro commerciale alle porte di Faenza, che sorge su un’area di 26mila e 500 metri quadrati e dovrebbe ospitare circa 90 negozi, con un parcheggio da 2500 posti auto, per ricevere 1,6 milioni di residenti a 30 minuti dalla struttura. Il “lifestyle village” oggi è una cattedrale nel deserto, ancora in costruzione. I lavori sono stati portati avanti solo per il 70%, prima che la proprietà chiedesse il concordato preventivo. Al momento si naviga a vista attendendo una risposta delle banche sui finanziamenti che dovrebbero stanziare per completare i lavori.

“Nella più ottimistica delle ipotesi – commenta Billi – ovvero che da gennaio la situazione si sblocchi e i lavori riprendano, l’outlet non sarà pronto prima dell’autunno 2014, quando ormai, da mesi, le ex dipendenti Omsa non godranno più degli ammortizzatori. Di concreto per loro non rimane tanto e hanno tutte più di 40 anni”. “Come sindacato, assieme a Filctem Cgil e Femca Cisl – prosegue Billi – abbiamo chiesto un incontro al Comune perché vengano rispettati gli impegni presi nei precedenti accordi e proponiamo che 20 donne siano impiegate nei servizi di pulizia e sorveglianza dell’ente, mentre vogliamo ricordare che altre 8 devono ancora essere assorbite da Atl group“.

Qualche timida speranza all’orizzonte, ma nessuna certezza. Questo è ciò che riserva il Natale 2013 alle donne dell’Omsa. Ma per l’assessore alle attività produttive della Regione Emilia Romagna Giancarlo Muzzarelli “l’accordo preso rappresenta il primo risultato concreto dopo quello raggiunto ieri sugli ammortizzatori. Servirà da ponte per garantire ulteriori collocazioni sia presso la società Atl, sia in altre vicine attività”.

Articolo Precedente

Addio a Pezza, il clochard di Piacenza che scelse la vita in strada

next
Articolo Successivo

Fratelli Cervi, il ricordo settant’anni dopo l’eccidio. Ecco tutti gli appuntamenti

next