Parte il blog e arrivano mail scontente, commenti critici, richieste d’aiuto. Parlano i prof, e dicono due cose: 1) Siamo precari, in troppi; 2) Resistiamo controvento e però il guaio è serio, perchè i ragazzi sono cambiati in fretta, noi li inseguiamo col fiato corto. Le mail contengono racconti (belli, come quello di Luigi Torino) e allarmi sull’americanizzazione del sistema scolastico italiano. Sarà il tema della prossima puntata. Adesso parla Stefano, maestro di resistenza.
 
Mi chiamo Stefano, sono un maestro precario della scuola primaria ed espongo le mie idee, anche se di idee (più che altro opinioni) ne ho esposte ad oggi fin troppe senza alcuna risposta. In un paese alla deriva e di trasformazione sociale si può fare ben poco, se non altro a breve termine. Forse si può tentare di resistere, fino a quanto è possibile.
Le regole di convivenza che si cerca di impartire a scuola per poi poter avere terreno fertile per insegnare, vengono vanificate e non comprese una volta che gli allievi sono usciti dall’istituzione scolastica.
L’unica cosa possibile da fare, oltre a resistere necessariamente, secondo me, è impartire meno nozioni (di cui spesso gli insegnanti sono pieni e spesso fin troppo autoreferenziali) e calarsi dentro i casi umani, ma quanti insegnanti ne hanno la capacità? Quanti insegnanti sono capaci di dare e ricevere quel minimo di fiducia, nonostante tutto, verso i loro allievi in modo tale da consentire  infine di fare il proprio mestiere? La trasformazione degli insegnanti deve avvenire insieme agli allievi e alla società, ma nel frattempo, gli insegnanti stessi sono sempre più demotivati (sottopagati), stanchi e poco o per niente riconosciuti. Nonostante tutto siamo presenti (chi se n’è accorto?), non basta, ma è già qualcosa.
Stefano

__________________________

Le parole, le regole, il rispetto, sono la premessa dell’educazione scolastica. Chi sta oggi in cattedra, dalle elementari al liceo, segnala questo come tema prioritario: è più difficile domare la classe che insegnarle qualcosa. L’iperattività, l’invadenza della tecnologia, il linguaggio volgare, la violenza nel gestire sentimenti e reazioni diventano stress quotidiano, e carenza d’apprendimento. paroladiprof@gmail.com è l’indirizzo per segnalare problemi e idee. Fatelo chiunque voi siate: studenti, mamme, nonni o maestre. Le parole, per noi, sono importanti.

 

Articolo Precedente

Caro Renzi, parliamo di scuola. Seriamente

next
Articolo Successivo

Università, un Master sulla morte per rispondere alla vita

next