“Non ho mai avuto rapporti con Giulia Ligresti. Ho sbagliato forse con un’imprudenza, ma dal punto di vista di illeciti stiamo parlando del nulla“. Così il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri si difende sul caso Ligresti, ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24. E spiega: “Ho commesso forse un’imprudenza, perché un ministro forse non dovrebbe forse lasciarsi andare a sentimenti, ma comunque non c’era nulla di illecito se non l’espressione di solidarietà a una persona senza nessun precedente penale e compagna di un uomo in carcere. Per il resto, mi creda, è assolutamente nulla, nulla, nulla”. Alla domanda del conduttore Alessandro Milan, che le chiede se è stata vicina alle dimissioni, il Guardasigilli risponde: “Io sono al servizio del mio Paese, finché me lo si chiede. E lo faccio con passione ed entusiasmo. Se mi chiedono di farmi da parte, non ho nessun problema”. E precisa: “Io non ho mai avuto rapporti con Giulia Ligresti e nemmeno con la famiglia Ligresti, se non per quell’unica telefonata per portare a conoscenza di una struttura che da me dipende e per mettere in evidenza il rischio di un eventuale suicidio. Ho soltanto detto: ‘State attenti’ ma il carcere è già attento ed è stato anche inutile”. Riguardo ai rapporti col fratello di Salvatore Ligresti, Antonio, replica: “Antonio Ligresti è una persona assolutamente incensurata. Qua vogliamo andare a cercare… non lo so. E’ una persona che non ha nemmeno rapporti… stiamo parlando del nulla, mi creda”. Il ministro si esprime anche sulla protesta dei Forconi: “Il momento che sta vivendo l’Italia è molto delicato. Bisogna vigilare che non ci siano infiltrazioni. E’ un momento molto complesso per il Paese, ma ho fiducia nella professionalità delle forze dell’ordine e anche nella consapevolezza della gente che scende in piazza sulla situazione di grande difficoltà che stiamo vivendo”. La Cancellieri spiega sinteticamente anche il decreto carceri, respingendo la connotazione di “indulto”, perché “tocca detenuti tossicodipendenti e immigrati clandestini che non vengono rimessi in libertà” e “non c’è un meccanismo automatico di uscita dal carcere”

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