Mazzette in cambio di un posto barca nelle banchine pubbliche del porto di Viareggio. Soldi sborsati da proprietari di barche e yacht per un attracco nella perla del Tirreno, storicamente difficile da reperire. Ma a garantirlo, sotto pagamento, ci pensava il maresciallo della Capitaneria di Porto Stefano La Rosa. E per farlo il sottufficiale aveva messo in piedi una piccola squadra di esattori composta da quattro persone, divenendo così il padrone degli attracchi pubblici. 

Il maresciallo sguinzagliava i suoi tra gli ormeggi, batteva cassa dagli armatori e dai capitani delle imbarcazioni e rilasciava autorizzazioni. Ricevendo a fine mese una sorta di stipendio parallelo. E quando i suoi esattori non potevano presentarsi, andava lui direttamente a riscuotere le mazzette che si aggiravano intorno ai 300 euro al giorno. Anche se la cifra poteva variare a seconda della stazza. I soldi venivano poi spartiti e a chi pagava assicuravano un posto barca di proprietà del Comune, oltre che a un trattamento privilegiato. Tutto a discapito di altre persone che ne facevano regolare richiesta. Ma gli avventori nemmeno immaginavano che quegli specchi d’acqua fossero pubblici. Pagavano e si godevano l’attracco. Perché le cose erano sempre funzionate così. Perché si fidavano di quel sottufficiale sempre presente e sempre gentile. “Un pagamento che veniva percepito quasi come dovuto”, raccontano gli investigatori.

Un sistema ben collaudato secondo le indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Lucca, guidati dal maresciallo Piero Tocci e aiutati dai colleghi della compagnia di Viareggio, coordinate dal sostituto procuratore di Lucca Fabio Origlio. Un lavoro paziente e meticoloso durato due anni, che ha portato agli arresti domiciliari – firmati dal gip Alessandro Dal Torrione – del maresciallo 43enne originario di Milazzo (Messina) accusato di corruzione, e in servizio alla Capitaneria di Viareggio dal 2005 fino alla scorsa estate con la carica di nostromo. Nell’operazione, che prosegue, sono indagate le altre quattro persone che partecipavano alla riscossione, tutti gestori e operatori degli attracchi. L’inchiesta della Procura di Lucca è partita dall’indagine erariale della Corte dei Conti di Firenze che ha accertato la mancata riscossione da parte delle amministrazioni comunali di un milione e mezzo di euro, che dovevano provenire proprio da cinque ormeggi pubblici. Ma a pesare ci sono anche le denunce di chi voleva un regolare permesso di attracco, senza essere costretto ad allungare mazzette.

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