Non firmano deleghe in bianco e soprattutto prima vogliono vedere i piani concreti. Matteo Renzi ha in mente una “sorpresina” per Beppe Grillo e l’annuncerà domenica prossima all’assemblea del Partito democratico. Ma il Movimento 5 Stelle mette le mani avanti: “Nessun accordo verbale, prima parlino i fatti”, commenta a ilfattoquotidiano.it il senatore ed ex capogruppo Nicola Morra. Dopo che il leader  ha chiesto al neo eletto segretario del Pd di rinunciare al finanziamento pubblico con un post dal titolo “Firma qui”, Renzi potrebbe controbattere con una proposta su tre punti, come scrivono La Stampa e il Corriere della Sera. Un patto dove si giocano le riforme e il cambiamento in sei mesi di tutto il sistema politico italiano: legge elettorale maggioritaria, riforma del titolo V della Costituzione, abolizione del Senato e del finanziamento pubblico ai partiti. Ma il dialogo, ancora una volta, non sarà facile. 

Senatore Morra, siete pronti a un patto con Renzi per cambiare l’Italia e fare le riforme?
E’ finito il tempo degli accordi verbali nel salotto di “Porta a Porta” davanti a Bruno Vespa. Sono scenette già viste e ormai appartengono al passato. Se il segretario del Pd ha delle proposte, prima ci dimostri con i fatti che è una persona credibile. Ormai dovrebbe conoscerci, noi non firmiamo deleghe in bianco.

Ha detto che potrebbe essere pronto a rinunciare ai finanziamenti pubblici destinati al Pd, basta per essere credibile?
Noi non abbiamo semplicemente promesso di fare una cosa, l’abbiamo fatta. Cominci con il tagliare i rimborsi elettorali e poi valuteremo le singole riforme, così come abbiamo sempre fatto. Noi consideriamo le idee e se sono valide, se le riteniamo giuste per i cittadini, non escludiamo a priori l’accordo. Questo non è mai successo.

E se Renzi lo facesse davvero? Rinuncia ai finanziamenti, cambia la legge elettorale e abolisce il Senato, cosa succede al M5S?
Prima voglio vederlo con i miei occhi, poi ne sarei molto felice. Un giorno finirà anche il nostro compito nelle istituzioni e potremo tornare a casa a fare il nostro lavoro. Ma siamo molto stanchi di essere presi in giro. Quindi innanzitutto aspettiamo i fatti.

Valutate le idee dice, ma la riforma elettorale maggioritaria per voi sarebbe difficile da accettare? Vi penalizza troppo?
Noi non ragioniamo in base a cosa conviene o non conviene al Movimento. Ci interessa innanzitutto che vengano consultati i cittadini, che il disegno di legge non sia solo di utilità per le formazioni politiche e che non sia vincolato al criterio della governabilità. Poi non escludiamo a priori nulla: prendete ad esempio il progetto presentato da noi, questo prevede un sistema proporzionale con metodo d’hondt, ovvero con redistribuzione maggioritaria in collegi medio piccoli. Abbiamo tanti punti e proposte, cominciamo a discutere e valuteremo. Non siamo ideologici a priori.

E l’abolizione del Senato che piacerebbe tanto a Renzi, è tra i punti che potreste discutere?
Non siamo a tutti costi contro il bicameralismo perfetto. Non ha senso fare proposte spot se poi non permettono un effettivo risparmio. Basterebbe ad esempio cambiare il regolamento delle Camere. Il voto di fiducia dell’11 dicembre ne è la prova: abbiamo passato un giorno intero a bloccare Palazzo Madama e Montecitorio con la liturgia della fiducia dai tempi gattopardeschi. 

Una lunga discussione dove Letta ha annunciato che l’articolo 138 non sarà modificato, ma si procederà con le riforme.
E’ una vittoria nostra. Il Presidente del Consiglio ha fallito e deve ammetterlo. Il nostro intervento ha permesso di salvare la Costituzione. Ora lavoriamo sui singoli punti, seguendo le modalità richieste dal testo fondamentale. E soprattutto chiediamo che siano condivise con gli italiani e non imposte dall’alto.

Ma questo non vuol dire rallentare ancora i lavori?
E’ una baggianata pensare che gli interventi costituzionali si possano fare in pochi mesi. Sono cambiamenti strutturali che richiedono tempo e pazienza. E che devono essere fatti coinvolgendo i cittadini.

Il piano 2014 di Letta parla di abolizione delle province e riduzione dei costi della politica, su questo non avete dubbi?
Se saranno vere riforme, noi daremo il nostro appoggio. Ma prima vogliamo vederle scritte nero su bianco. Per noi non è un problema sostenere uno o l’altro, piuttosto la concretezza delle proposte. Poche ore fa abbiamo appoggiato il passaggio alla Camera della legge elettorale insieme a Sel e Pd, mentre nella legge di stabilità Forza Italia ha votato un nostro emendamento. Come ci chiamerete domani? Fasciocomunisti? Ancora non avete capito che non siamo ideologici, ma consideriamo i fatti. A quelli non serve aggiungere nulla. Ditelo anche a Renzi.

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