Che ci volesse un uomo capace di imporre regole e legalità, più che l’ennesimo supermanager estraneo al territorio calato dall’alto, lo si era capito, anche se con ritardo. Tanto che erano cominciati a circolare i nomi del prefetto Umberto Postiglione, del magistrato Raffaele Cantone e del vicecapo della polizia Francesco Cirillo. E ieri, ultimo giorno utile per la nomina, a Pompei è arrivato finalmente il nuovo direttore generale. Anzi, il generale tout court, visto che il nuovo nome – esito di un lungo braccio di ferro tra il ministro dei Beni culturali Massimo Bray e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Patroni Griffi – è quello del generale dell’Arma Giovanni Nistri.

Dal 2007 al 2010 alla guida del comando per la tutela del patrimonio culturale “dimostrando sensibilità e determinazione nel contrasto delle forme di illegalità dei beni culturali”, come si legge in una nota del ministero. Un uomo adatto a una situazione dove la prima emergenza, come qualcuno ha scritto su Twitter, è “garantire che i fondi di Pompei, quelli già stanziati dall’Unione europea, vadano a Pompei e non alla camorra”.

La nomina riceve un coro di sì che va dallo stesso ministro Bray (“Penso che abbia la sensibilità giusta per questo incarico”, ha dichiarato soddisfatto), alla segreteria nazionale Uilbact (cioè i sindacati); fino all’ex ministro Sandro Bondi, che lo ha paragonato a Marcello Fiori, ex commissario straordinario di Pompei sotto Bertolaso e oggi neo responsabile dei neo circoli della neo Forza Italia, di cui ieri Gian Antonio Stella ricordava le prodezze, tra bottiglie di vino pagate quanto lo stipendio annuale di un archeologo e i 102.963 euro per il progetto (C)Ave Canem a favore dei cani randagi di Pompei.

Vicedirettore di Nistri è, invece, Fabrizio Magani, direttore generale dei Beni culturali e paesaggistici d’Abruzzo e responsabile del progetto L’Aquila. Un nome che era a lungo circolato fino al momento in cui l’uomo di Patroni Griffi, il diplomatico Giuseppe Scognamiglio, sembrava ormai essersi imposto; per poi riprendere quota, insieme a quelli di dell’archeologo Giuliano Volpe, del rettore Massimo Marrelli, dell’economista Pierluigi Sacco, dell’archeologa Adele Campanelli (attuale soprintendente di Salerno, che potrebbe subentrare a Teresa Elena Cinquantaquattro, attuale soprintendente di Pompei, la quale non ha voluto rilasciare dichiarazioni sulle nuove nomine). Magani ha gestito egregiamente i progetti di restauro del centro storico dopo il terremoto, tant’è che il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente rivela di non sapere nulla e di avere appreso la notizia proprio dal Fatto, esprimendo rammarico e amarezza: “Con Magani stavamo facendo da circa tre anni un grandissimo lavoro all’insegna della trasparenza. Come Comune abbiamo affidato molti dei nostri edifici al Provveditorato o alla Direzione generale e avevo scritto personalmente ai vertici delle istituzioni l’anno scorso pregando di lasciarcelo, quando si parlava di un suo possibile trasferimento. Dovremo ricominciare da capo, per noi è un duro colpo”.

Gli obiettivi a cui il direttore generale – che avrà uno stipendio di 100.000 euro lordi e potrà avvalersi di 20 dipendenti e cinque esperti – il vicedirettore e il soprintendente lavoreranno insieme non sono dei più semplici: mettere in sicurezza gli scavi, occuparsi dei progetti e delle gare d’appalto per i lavori di restauro, valorizzare il sito curando il rapporto con gli enti locali, controllare i rischi di infiltrazioni mafiose. Il tutto informando il Parlamento sullo stato di avanzamento dei lavori e collaborando con la prefettura per assicurare la trasparenza dei contratti pubblici.

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