Matteo Renzi è il nuovo segretario del Partito democratico. Altro che flop affluenza alle Primarie (per Epifani si sono sfiorati i 3 milioni di votanti), altro che rischio di non raggiungere la maggioranza assoluta: quello del sindaco di Firenze è stato un vero trionfo, da Nord a Sud. Lo si è capito subito dopo la chiusura dei seggi: Renzi ha ottenuto il 67,8% dei consensi, Cuperlo il 18% e Civati il 14,2 per cento. Percentuali rimaste pressoché immutate fino al risultato acquisito e (quasi) definitivo delle 8400 sezioni. Per il sindaco di Firenze, che ha ottenuto oltre un milione e 700mila voti, si tratta di un autentico plebiscito: solo Valter Veltroni, nel 2007, ha raggiunto un risultato migliore (76%. Nel 2009 Bersani prese il 53%). Buono, rispetto alle attese basate sul risultato ottenuto tra i delegati, il risultato di Pippo Civati, a soli quattro punti percentuali dal vero sfidante di Renzi, quel Gianni Cuperlo (esponente dell’area dalemiana del partito) che, con questi numeri, esce con le ossa rotte dalla competizione democratica. Il sindaco di Firenze preferisce non commentare i risultati, ma su Twitter ammette che quella di oggi sarà “una giornata difficile da dimenticare”, per poi dare appuntamento ai suoi alle 22 presso l’hotel ObiHall di Firenze Sud, dove la festa è iniziata subito e ha avuto il suo apice al momento del discorso del nuovo segretario.

Da una prima analisi del voto, emerge con chiarezza come Matteo Renzi abbia vinto praticamente ovunque, da Nord a Sud, isole comprese. E con grande distacco, anche e soprattutto nelle cosiddette “regioni rosse” che erano considerate più vicine all’apparato. Basti pensare che il risultato peggiore Renzi lo ha ottenuto in Sardegna, con il 56,5% dei consensi. Diverso, molto diverso il risultato di Cuperlo: con Civati è testa a testa sia nelle regioni settentrionali sia in quelle centrali, mentre il candidato di area dalemiana è decisamente avanti nel Mezzogiorno, in Sicilia e Sardegna. Magra consolazione. Grande delusione confermata anche da Stefano Fassina, viceministro nonché esponente dell’area Cuperlo: “Risultato al di sotto delle aspettative e al di sotto del numero degli iscritti”. Quello del Giovane Turco Fassina è un dato da non sottovalutare: nella storia delle primarie democratiche, infatti, non era mai successo che un candidato vedesse praticamente dimezzato il suo numero di voti passando dai congressi locali alle primarie. Cuperlo, infatti, dopo le competizioni nei vari territori era dato al 38%, con Renzi al 46,7 e Civati al 9 per cento. Da questi dati, inoltre, emerge anche la tendenza inversamente proporzionale del sindaco di Firenze e del deputato milanese, che hanno visto allargarsi – e non di poco – il loro consenso dopo i congressi locali. Un insieme di numeri che deve far riflettere. Al pari di un altro fattore: Matteo Renzi è il primo vero leader Pd ‘puramente democratico’. Parola del renziano doc Nardella: “Matteo sarà il primo segretario che nel suo passato non ha avuto né la tessera della Dc né quella del Pci. E anche questa è una grande novità con una sua forza simbolica”. Dell’importanza del risultato è convinto anche Guglielmo Epifani. Per l’ormai ex segretario democratico la vittoria di Renzi “è un segno inequivoco che avrà un mandato democratico molto forte e una responsabilità molto forte”.

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