L’inferno a Taranto. Ecosentinelle in azione. Ogni giorno foto, video, dati. Un’opinione pubblica inquieta. Notti infuocate.

L’azione quotidiana delle ecosentinelle tarantine rischia di incrinare la “narrazione” ottimistica di una città che – grazie ai decreti del governo – starebbe imboccando la via della salvezza.

Dai dati diffusi dalle ecosentinelle potrebbe invece partire una nuova inchiesta della magistratura sul presente dell’Ilva. Se il passato è al centro di un processo che inizierà a gennaio, il presente non rassicura. Il pericolo per molti non è terminato.

E così il Sindaco Ippazio Stefano corre ai ripari con una campagna di informazione ufficiale sui “veri” dati ambientali utilizzando i display delle farmacie e i cartelloni luminosi per la segnaletica.

Da mesi i predicatori istituzionali del “lieto fine” vengono smentiti da foto impietose di una città che si sveglia con una coltre di nebbia avvelenata, puntualmente rilevata dall’analizzatore portatile di Ipa (idrocarburi policiclici aromatici) di cui si è dotata PeaceLink, l’associazione che sprona le ecosentinelle a fotografare e filmare ogni anomalia si alzi dall’area industriale.

A Taranto accade da settimane qualcosa di sorprendente: alcune tv locali trasmettono con cadenza quasi giornaliera il bollettino di PeaceLink con i dati dell’inquinamento da Ipa. I micidiali Ipa che possono causare il cancro.

La gente ha voglia di sapere quanti Ipa si respirano in città e sono le stesse tv locali che – dato l’interesse sociale – chiedono continuamente informazioni aggiornate a PeaceLink. Quello che viene in tal modo diffuso è un bollettino “dal basso”, divulgativo e di facile comprensione. È un bollettino con dati oggettivi rilevati con l’analizzatore portatile degli Ipa utilizzato da PeaceLink. Vengono così evidenziati i giorni in cui l’aria non è salubre in momenti topici, ad esempio quando i bambini entrano a scuola.

Questo bollettino è crossmediale. Passa cioè da internet alle tv e viceversa. Parte dai social network, rimbalza e si amplifica in tempo reale sui notiziari. Anche i giornali rilanciano. Sui social network il bollettino degli Ipa viene aggiornato per poi essere nuovamente trasmesso nelle tv locali per poi trovare ancora conferme in rete con le foto e i video delle ecosentinelle sparse per la città. Come cecchini appostati, le ecosentinelle conducono la loro battaglia nonviolenta: a colpi di immagini. Sono scatti e video che non lasciano scampo agli ottimisti. L’immagine è evidenza pura. Parla da sola. Più dei numeri. La versione ufficiale di una città ormai fuori pericolo cede sotto i colpi delle ecosentinelle.

Ma anche i numeri (oltre alle immagini) suscitano grandi dubbi sul presente: gli Ipa nel quartiere Tamburi di Taranto (l’Ilva è a 200 metri) superano quelli del periodo “nero” del 2009-2010. Nell’anno delle intercettazioni di Archinà e Vendola (2010) gli Ipa nel quartiere Tamburi si attestavano su una media di 16 ng/m3. A novembre di quest’anno sono arrivati a 34 ng/m3 (media mensile calcolata con i dati Arpa). Questi dati forniscono un quadro non certo rassicurante. Ma sui display del Comune di Taranto non saranno diffusi. Troppo scomodi. Meglio puntare sul Pm10 (polveri sottili) che è sceso dai 32 microgrammi a metro cubo del 2010 (media gennaio-ottobre) ai 30 attuali del quartiere Tamburi (media gennaio-ottobre). Ma è così confortante un calo di 2 microgrammi a metro cubo? È solo il 7%.

Il dato sorprendente è la forte riduzione “ufficiale” del benzo(a)pirene a cui non fa però da riscontro una analoga riduzione degli Ipa (che lo contengono). Gli Ipa calcolati da Arpa con lo stesso analizzatore di PeaceLink vengono misurati sul particolato ultrasottile che entra negli alveoli polmonari.

È in corso a Taranto una battaglia di dati e immagini, è un esperimento di cittadinanza scientifica in cui i cittadini ricostruiscono – attraverso cento occhi – il puzzle di una città che si sente minacciata da un nemico a volte visibile e a volte (è il caso della diossina) invisibile. Ogni foto, ogni video è una pugnalata agli ottimisti che parlano di “aria eccellente” a Taranto. È un tam tam, quello di PeaceLink, che a volte dà anche le buone notizie in modo istantaneo: “Adesso il vento viene dal mare, ci sono zero Ipa! Aprite le finestre, potete cambiare l’aria!”

Questo movimento di ecosentinelle sta creando problemi di credibilità per le Istituzioni, guidate talvolta da persone ormai travolte dalle indagini giudiziarie.

Di seguito troverete il filmato di un carro-siluro (apparentemente abbandonato) da cui stanotte fuoriuscivano fuoco e fiamme.

È stato realizzato da Luciano Manna, una ecosentinella che annota: “Siamo in acciaieria 1, quello che si vede in video è un carro siluro, in teoria dovrebbe contenere ghisa. Il carro è vicino ad un impianto e le stesse fiamme sembrano lambire le strutture adiacenti”.

C’è stato un pericolo effettivo o no? Non lo sappiamo. “Per più di mezz’ora non si è vista l’ombra di un operaio, quelle fiamme erano libere e affidate solo al vento”, conclude l’ecosentinella che da un cavalcavia ha ripreso sbalordita quelle immagini. È normale lasciare un carro siluro che sprigiona fiamme libere senza nessun operaio intorno e sotto un impianto?

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