Chiunque fosse stato eletto a Sindaco di Roma dopo Alemanno, avrebbe avuto vita facile. Almeno nel breve periodo.

Parlar male di chi non ha fatto nulla per cinque anni è davvero troppo facile.

Persino la gran parte dei tassisti, primi accesi sostenitori dell’ex sindaco capitolino, alla fine non facevano altro che denigrarlo e irriderlo. Persino uno che sulla fiancata – prima delle elezioni municipali – invitava a votare Alemanno. “Ma che vor di’… quello è solo business…”.  

“Marino? Gli piace vincere facile…”, si diceva dopo le elezioni. Ora: è palese che amministrare Roma non sia una cosa semplice. Ma non deve esserlo neanche amministrare New York o Parigi o Londra. Eppure – con tutti i limiti – i risultati sembrano migliori.

Lasciamo da parte, come se fossero problemi da poco, le risse in Consiglio Comunale, il rischio default, i buchi di bilancio, i lavori perenni della metro C, il collasso della viabilità.

Anzi, a questo proposito, due cose le dico.

Primo: sono favorevolissimo alla chiusura di via dei Fori Imperiali. Chiusura, specifichiamo, al traffico privato. E’ assurdo che il Colosseo, il monumento più visitato al mondo, fosse relegato al ruolo di rotatoria. E, come me, tantissimi cittadini romani sono disposti a subire le conseguenze di una circolazione impazzita pur di tutelare questa meraviglia.

Però. Non chiamiamo “pedonalizzazione” quella che è, appunto, una zona a traffico limitato (autobus di linea, taxi, noleggio con conducente, mezzi di polizia e di soccorso e “altri autorizzati” possono circolare).

Due: possibile non ci fosse un modo più razionale di gestire il traffico? Possibile che circolino centinaia di autobus privati (quasi nessuno pieno, anzi, la maggior parte quasi vuoti)? A che serve chiudere il traffico privato se poi la via che porta al Colosseo è un enorme parcheggio bus?

“Guardate come è ridotta questa città”, mi disse un sostenitore di Marino indicando una strada centrale che sembrava una discarica. Non credo servisse la sua opinione per convincere i tanti, tantissimi, indignati dalla sporcizia insostenibile della Capitale.

Da allora, Sindaco, nulla è cambiato. Nulla.

Da romano mi vergogno come un ladro, quando vedo turisti scattare foto ai cassonetti traboccanti immondizia.

Nessuno le chiedeva i miracoli. Ma un segno, un chiaro cambiamento, una piccola rivoluzione, sì.

E siccome le rivoluzioni si dice spesso che passino attraverso i simboli, le sconsiglio vivamente e con grande affetto di fare tweet come questo:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’idea che l’ordinaria chiusura di una buca vada celebrata pubblicamente è un’enorme ammissione di impotenza nei confronti dei problemi enormi e reali di una città come Roma. Se ogni buca chiusa è meritoria di una menzione, non le basterà un lustro, solo a nominarle tutte.

La metto solo in guardia, Sindaco, sul fatto che i romani sono estremamente cinici. Pensi solo a che smacco sarebbe, se per il successore si dicesse: “Troppo facile venire dopo Marino….”.

 

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