In Emilia Romagna negli ultimi dieci anni hanno chiuso tre stalle su quattro. Gli allevatori di maiali sono tra i più danneggiati dalle importazioni di carni suinicole, e insieme con i colleghi di tutta Italia hanno lanciato ‘La Battaglia di Natale: scegli l’Italia per tutelare coloro che acquistano prosciutti, salumi, costolette, credendo di mettere prodotto nazionale nel piatto, mentre così non è”. Per difendere gli allevatori italiani dal finto made in Italy, in diecimila – secondo dati Coldiretti – sono scesi in piazza questa mattina a Reggio Emilia, che per un giorno è diventata la capitale del made in Italy.

Agli allevatori emiliano romagnoli, guidati dal presidente regionale e vice-presidente nazionale Mauro Tonello, sono venuti a dar man forte colleghi di Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana, mentre altri diecimila imprenditori agricoli da tutta Italia hanno iniziato un presidio al valico del Brennero per verificare camion frigo, autobotti, container e smascherare il made in Italy ‘tarocco’ diretto sulle tavole italiane in vista del Natale all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti.

“A mettere in crisi i nostri allevamenti – commenta Tonello – è la concorrenza a basso costo e la scarsa qualità della carne straniera. La mancanza di trasparenza, che rende indistinguibile il prodotto italiano e confonde il consumatore, continua a favorire l’espansione delle importazioni di carni che sottraggono spazi alle nostre produzioni più tipiche, costringendo i nostri allevamenti a chiudere e mettendo in pericolo l’immagine e la genuinità dei prodotti nazionali”.

Gli allevatori di Reggio Emilia, insieme con gli imprenditori del Brennero, chiedono l’etichettatura obbligatoria dell’origine degli alimenti, con una presa di posizione chiara del Governo italiano per l’attuazione della legge nazionale per l’etichettatura obbligatoria degli alimenti, e della Commissione europea che entro il 13 dicembre deve decidere sulla ‘opportunità’ in Europa dell’applicazione del regolamento sull’indicazione di origine, fermo dal 2011.

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