L’unica data certa, per il momento, è il 25 dicembre a Copenaghen. Nel giorno di Natale, la capitale danese ospiterà la “prima” del nuovo film di Lars von Trier, Nymphomaniac. E poi? Una possibilità potrebbe essere la proiezione al festival del cinema di Berlino, in programma dal 6 al 16 febbraio. Secondo alcuni giornali tedeschi, il direttore Dieter Kosslick ci sta pensando.

Se Berlino dovesse fare marcia indietro, resterebbe l’altro grande festival europeo, quello di Cannes; ma dal 2011, in occasione della presentazione di Melancholia, il regista è “persona non gradita”, dopo aver dichiarato pubblicamente di essere affascinato dall’estetica del Terzo Reich, di non avere nulla contro gli ebrei, anzi, che pensava di avere sangue ebreo però Hitler lo si poteva capire, e, insomma, pure lui si sentiva nazista. Quando un cronista gli chiese se pensava che il film potesse diventare un successo mondiale, distribuito come i blockbuster di Hollywood rispose: “Noi nazisti sappiamo fare le cose in grande”.

I francesi non ci pensarono due volte: fuori dal festival e a nulla servì poi l’intervista rilasciata a Der Spiegel, dove, all’esplicita domanda sul nazismo, von Trier rispose così: “Il mio cognome è mezzo danese mezzo ebraico. Lo porto con orgoglio, io come i miei figli. Io ho scoperto di avere origini tedesche, il mio vero padre proveniva dalla Germania. Nello slang danese si usa Nazi anche per descrivere chi è tedesco. Non è divertente, è stupido, ma in quel senso sono nazista, cioè un tedesco per i danesi. Allo stesso modo non sono un antisemita, ma critico la politica di Israele nei confronti dei palestinesi. Ma non sono come Mel Gibson, anzi sono l’opposto. Credo che l’Olocausto sia il più grave crimine della storia. Chiedo scusa per la mia battuta”.

Furono le ultime dichiarazioni pubbliche, cosa che, per certi versi, contribuì ad accrescere l’alone di regista visionario e “maledetto”; di certo attorno a Von Trier si scatenano reazioni contrastanti, sin dai tempi di Dogma 95, movimento fondato assieme a Thomas Vinterberg, che intendeva eliminare gli “orpelli” dalle produzioni, proporre un cinema senza colonne sonore, effetti speciali, luci e scenografie.

Ora il regista, che non fa mistero delle sue fobie, che viaggia in camper per tutta l’Europa per non prendere l’aereo, e che ha paura del mare, torna a uno dei suoi temi preferiti, l’erotismo spinto, come ai tempi di Antichrist (2009), dove per alcune scene si avvalse di attori presi dal mondo dei professionisti del porno. In Nymphomaniac ripropone una delle sue attrici preferite, Charlotte Gainsbourg, anche in questo caso pronta a tutto per assecondare il regista e le sue indicazioni su un film che, a suo dire, tratta la differenza tra la chiesa Cattolica occidentale, ossessionata dalla sofferenza e dal senso di colpa, e la chiesa Cristiana Ortodossa. E i giochi erotici spinti che c’entrano? Lo si saprà solo vedendo il film. Intanto una delle immagini che circola di più come promo ritrae i primi piani dei protagonisti nel momento dell’estasi. Non religiosa.

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