I futuri James Bond potrebbero essere anche imberbi. I servizi segreti del Regno Unito avvieranno, dal prossimo settembre, un programma di tirocini per giovani studenti che, finita la scuola superiore, non abbiano intenzione di proseguire con la carriera universitaria.

Così MI5, MI6 e GCHQ, le tre entità dello spionaggio britannico, inizieranno a reclutare nuove leve direttamente ai cancelli delle scuole, luoghi dove solitamente si sogna di uscite con gli amici o di vacanze che stanno per arrivare. Un programma di due anni – tirocini retribuiti, chiaramente – per aiutare a rafforzare la sicurezza nazionale in settori chiave per il sistema dei servizi segreti come le telecomunicazioni, la rete dei cellulari, l’ingegneria dei sistemi e le tecniche più spicciole di spionaggio sul campo. Ma le giovani leve dovranno studiare anche legge, finanza, informatica e criminologia. Un progetto innovativo, che sfrutta pienamente le capacità tecnologiche e di controllo della generazione di Facebook. Ma che ora suscita anche le ire di qualcuno, come Ellen E. Jones, famosa commentatrice ed editorialista di diverse testate, che ora scrive: “Potevano anche dircelo prima che per certi lavori non serviva la laurea. Perché continuiamo a far studiare le giovani generazioni?”. Poche le reazioni, tuttavia, sulla reale novità apportata dal programma dei tirocini, lo spionaggio aperto a tutti, anche teenager, unico requisito l’avere una fedina penale pulita. E avere un concetto della privacy molto relativo, come del resto ha chiunque usi assiduamente Facebook e altri social network.

I candidati dovranno essere necessariamente cittadini britannici e dovranno essere sottoposti a diversi controlli, anche psicologici, prima di essere accettati. Ma per loro un futuro brillante, come ha detto presentando l’iniziativa il sottosegretario Matthew Hancock. Che ha aggiunto che si tratta di un modo per aprire alcuni lavori a persone non laureate, annunciando anche nuovi tirocini, in futuro, per giovani e giovanissimi, come nel settore delle telecomunicazioni spaziali e dei satelliti. Del resto, già da mesi, nel Regno Unito – dove comunque la disoccupazione giovanile è ancora abbastanza alta – diverse personalità del mondo scolastico dicono che le giovani generazioni devono essere meno “schizzinose” per quanto riguarda tirocini e praticantati alternativi alle carriere universitarie. Stipendi alti e vita “frizzante”, comunque, paiono essere di grande appeal per chi finisce la scuola e le principali organizzazioni studentesche hanno già espresso apprezzamento per la promessa di carriere da spie.

Giovani spie, fra l’altro, si vedono in diverse parti del mondo. La Cina, che ha il più grande apparato di servizi segreti al mondo, utilizzerebbe migliaia di giovani sotto l’età dei 20 anni. Lo scorso gennaio il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva annunciato un programma per la fascia d’età fra 16 e 18 anni. “I giovani hanno questa speciale attitudine”, aveva detto. E anche negli Stati Uniti – dove recentemente sono stati spesi miliardi in un centro nazionale di cybersicurezza – si è pensato a questa mossa. Ora, per il futuro James Bond, solo un problema: coniugare il dovere verso la nazione con il complesso dei problemi post- adolescenziali. 

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