Il consiglio di amministrazione di Monte dei Paschi di Siena vota a favore di un aumento di capitale da tre miliardi. E si scontra con il suo primo socio, la Fondazione Mps, che lascia trapelare l’ipotesi di un’azione legale contro l’iniziativa della banca presieduta da Alessandro Profumo. “Mi domando se tutti i membri del cda che rappresentano la Fondazione hanno saputo servire gli interessi di tutte e due gli enti – ha dichiarato il sindaco di Siena Bruno Valentini –. Mi pare che si voglia trovare una soluzione solo finanziaria per la quale si uccide il ruolo di guida responsabile ed equilibrata della Fondazione. In passato è stata la banca a trascinare nelle sabbie mobili del debito la Fondazione. E ora non si può assistere senza reagire al naufragio del suo principale azionista. Siena non può assistere inerme a questa sorta di colpo di Stato interno per cui la banca si libera di un proprietario”.

Fatto sta che l’operazione di ricapitalizzazione, che avverrà con un sconto del 40%, non può attendere. E il consiglio di Mps, che ha archiviato i primi nove mesi del 2013 con una perdita da 518 milioni, questo lo sa bene: si tratta infatti di un male necessario per evitare di incorrere nelle ire di Bruxelles che nell’estate scorsa aveva minacciato l’apertura di una procedura di infrazione per aiuti di Stato mascherati e la richiesta di un rimborso forzoso dei Monti bond.

Non a caso Rocca Salimbeni, in una nota, ha sottolineato come tutti i dettagli del piano strategico 2013-2017 “saranno tempestivamente resi noti al mercato in maggiore dettaglio dopo l’approvazione dello stesso da parte della Commissione Europea”. Via libera atteso che dovrebbe arrivare mercoledì 27 novembre. Per ora, quindi, l’unica certezza è la decisione del cda sull’aumento che servirà a ripagare i Monti bond per 2,5 miliardi e a finanziare , per 500 milioni, le cedole delle speciali obbligazioni che hanno permesso il salvataggio Mps nel pieno della crisi oltre che gli oneri legati a un aumento di capitale in cui interverranno a vario titolo ben dieci banche (Ubs, Citigroup, Goldman Sachs International, Mediobanca – Banca di credito finanziaria, Barclays, Bofa Merrill Lynch, Commerzbank, Jp Morgan, Morgan Stanley, Société Générale Corporate & Investment Banking) .

La parola passa quindi all’Assemblea dei soci il 27 dicembre (in seconda e terza seduta rispettivamente il 28 e il 30) per il via libera definitivo alla ricapitalizzazione che dovrebbe essere ultimata entro il primo trimestre del 2014. ma l’esito della convocazione appare sin da ora tutt’altro che scontato. “L’assemblea non deve svolgersi prima che la Fondazione abbia ripianato i propri debiti”, ha aggiunto Valentini, primo cittadino del Comune di Siena, socio della Fondazione che ha ancora il 33,5% del capitale Mps con un debito da 350 milioni . “Sposo senza alcun tentennamento la linea della Fondazione che ha bisogno di tempo – ha concluso il sindaco -. Questo non significa che la ricapitalizzazione non si possa fare a gennaio ma solo se la Fondazione, anche grazie alla banca, avrà trovato in quella data le risposte ai propri problemi”. Prima cioè di un aumento di capitale che riduca notevolmente il valore dei titoli Mps in portafoglio lasciando la Fondazione con la mina dei debiti innescata senza il contraltare di una partecipazione corposa in Mps.

Di questo si discuterà mercoledì 27 nella riunione della deputazione della Fondazione. Intanto parte del danno per grandi e piccoli soci è già fatto: dopo l’annuncio della ricapitalizzazione in Borsa le azioni Mps sono state sospese martedì 26 per eccesso di ribasso (-10%) dopo che, negli ultimi sei mesi, il titolo dell’istituto senese, nel pieno di una ristrutturazione di filiali e organico, ha già perso un quinto del proprio valore.

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