I malati di Sla tornano in piazza, per la decima volta in un anno, a protestare sotto il Ministero dell’Economia. La richiesta è sempre la stessa: mettere in pratica il progetto “Restare a casa” che assicura assistenza domiciliare al malato invece del ricovero nelle strutture sanitarie. Dopo la morte di Raffaele Pennacchio, ammalato di Sla deceduto dopo un presidio di due giorni sotto il dicastero di via XX Settembre, la rabbia è tanta. “Non hanno rispetto dei morti e neanche dei vivi”, attacca Mariangela Lamanna del Comitato 16 Novembre. “Siamo venuti dalla Sardegna sfidando il maltempo e trasportando persone attaccate al respiratore. Arriviamo a Roma – dice la moglie di un ammalato  – e questi neanche ci ricevono”. “Chiediamo solo di dirottare i soldi destinati alle strutture per l’assistenza domiciliare perché – afferma un manifestante – io voglio essere curato a casa mia”. “Ci sbattono le porte in faccia, non si degnano neanche di affacciarsi alla finestra – urla nel megafono una signora sarda – noi non abbiamo più tempo e la morte di Raffaele Pennacchio è una triste prova”  di Annalisa Ausilio

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