Cristian D’Alessandro presto libero su cauzione. La decisione, presa da un tribunale di San Pietroburgo, è stata resa nota via Twitter da Greenpeace Russia. L’attivista dell’associazione ambientalista era stato arrestato lo scorso 18 settembre insieme ad altre 29 persone a bordo della nave Arctic Sunrise, a seguito di una protesta contro le trivellazioni offshore nell’Artico. In totale, sono dieci gli attivisti liberati negli ultimi due giorni, incluso l’italiano. La cauzione è stata fissata in due milioni di rubli (45mila euro) a testa: il consolato italiano di San Pietroburgo ha anticipato la somma, ma poi il conto sarà saldato da Greenpeace International.

Secondo l’avvocato Alexander Mukhortov, che difende alcuni ambientalisti, gli attivisti potranno lasciare la Russia in attesa del processo, ma saranno obbligati dalla legge a ritornare se convocati dagli investigatori. Entro domenica prossima, fa sapere il console italiano Luigi Estero, D’Alessandro sarà scarcerato e vivrà provvisoriamente in un hotel. Secondo Estero, apparentemente non sono state poste limitazioni al movimento dell’attivista italiano, ma solo nei prossimi giorni si chiarirà meglio se potrà anche rimpatriare. Al momento, tuttavia, è privo del passaporto. Con ogni probabilità dovrebbe comunque rimanere a disposizione dell’autorità giudiziaria, in caso di necessità o processo. 

“Sono troppo euforico, datemi il tempo di riprendermi”, è il primo commento di Aristide D’Alessandro, padre di Christian. “Al 99% mi recherò in Russia per andare a prendere mio figlio”. Anche il premier Enrico Letta ha salutato con favore le notizie provenienti dalla Russia: “Appena avuta certezza da San Pietroburgo ho comunicato al padre di D’Alessandro notizia della liberazione su cauzione del figlio. Primo passo”. Ma è la stessa Greenpeace a frenare gli entusiasmi. “Non possiamo essere per nulla fiduciosi che gli Arctic 30 torneranno a casa presto”, ha dichiarato Mads Christensen, di Greenpeace international. “Nessuno di loro ha il passaporto, finché le cose stanno così, quantomeno potrebbero essere limitati nel territorio russo”, ha proseguito. “E sono ancora accusati di almeno un reato molto grave, che potrebbe tenerli in carcere per molti anni. Nessuno a Greenpeace sta ancora festeggiando”.

L’attivista era stato fermato, insieme ad altri 30 compagni di Greenpeace, per avere partecipato ad azioni di disturbo contro le trivellazioni al largo della Siberia, portate avanti dal colosso russo Gazprom. I manifestanti erano stati arrestati e portati in carcere con l’accusa di pirateria, che in Russia può comportare anche 15 anni di reclusione. Più avanti, in seguito anche alle pressioni internazionali, il capo di imputazione nei confronti degli attivisti era stato ridotto a teppismo, che comunque può portare fino a sette anni di carcere.

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