La Camera annuncia di “rinunciare” a 50 milioni dallo Stato. Ma se ne fa trasferire 40 da un altro fondo. Annuncia anche tante misure di risparmio: alcune sono minime, molte false. E tace sui tanti aumenti di spesa. Risultato: la spesa continua ad aumentare.
di , 15.11.2013, lavoce.info

Carlo passa tutto il giorno al bar e non ha voglia di lavorare. Solo per sigarette e alcol spende 20 euro al giorno. E’ mantenuto dalla moglie Alice, che prima di andare a lavorare gli lascia 20 euro sul tavolo della cucina.  Un giorno Carlo annuncia che ha capito di avere sbagliato, e che cambierà vita. Ma dopo tre anni Carlo ricomincia a chiedere 20 euro al giorno.  Alice, costernata, chiede agli amici, e scopre l’ amara verità: Carlo non ha mai smesso di fumare e bere. Semplicemente, per tre anni si è pagato alcol e tabacco attingendo al fondo che lui e Alice avevano messo da parte per la pensione. Ora Alice si arrabbia davvero: non solo Carlo non ha “risparmiato” un bel niente, ma ha sprecato questi tre anni in cui avrebbe potuto imparare a disintossicarsi, invece di imbrogliarla con la favola del risparmio.

La Camera dei Deputati ha fatto esattamente come Carlo. Ha annunciato con grande fanfara di aver “risparmiato” 60 milioni rispetto all’anno scorso, riducendo la richiesta allo Stato – la “Dotazione annuale” – di 50 milioni, e restituendo  allo Stato 10 milioni “risparmiati”  l’ anno scorso.

Un mistero nascosto nelle pieghe del bilancio

Tutti questi “risparmi“ sono sospetti, perché di fatto la spesa della Camera è destinata ad aumentare, secondo il suo stesso bilancio, tra i 10 e i 140 milioni, a seconda che si guardi agli impegni di competenza o ai pagamenti di cassa. La soluzione del mistero è nascosta nelle pieghe del bilancio della Camera.  E ci dice che in realtà entrambi  i “risparmi” del 2013 sono inesistenti.

Primo, la Camera chiede 50 milioni in meno di Dotazione annuale, ma si guarda bene dal dire che in compenso si fa trasferire  40 milioni dal Fondo di solidarietà fra gli onorevoli deputati – un fondo poco conosciuto che serve principalmente a finanziare le indennità di fine mandato, e che sono sempre soldi dello Stato, cioè del contribuente. Il risultato netto per il contribuente è ovviamente quasi  zero. (Per inciso, la stessa “restituzione” è prevista per il 2014 e il 2015: dato che il Fondo aveva un patrimonio netto nel 2012 di 180 milioni, questi trasferimenti ben presto esauriranno il Fondo).
Secondo, il “risparmio” di 10 milioni restituito allo Stato è in realtà una cifra che era stata stanziata nel 2012 e poi mai effettivamente restituita allo Stato, e messa come residuo del 2012 (che si trattasse di un risparmio reale già nel 2012 stesso è dubbio, ma questo è un altro discorso).

La strana algebra della Camera

Dunque non ci sono “risparmi”: né potrebbe essere altrimenti, perché la spesa della Camera aumenterà. Eppure, si obietterà, la Camera ed il suo Presidente, On. Boldrini, hanno continuato a snocciolare esempi di minori spese. Il sito della Camera ha persino un’intera pagina web dedicata a “Riduzione delle spese”. Per evitare ingiustizie, vediamo i due documenti separatamente, relativi a questa e alla precedente legislatura.

In questa legislatura, la Camera elenca sette provvedimenti di riduzione di spesa, che quantifica in totale a 8,5 milioni. Commendevole, e meglio di niente. Ma accanto a questi piccoli risparmi, vi sono tanti casi di  aumento di spesa – a cominciare dall’enorme aumento di 20 milioni, che ho documentato nella seconda puntata, delle spese per informatica.  La spesa totale, che è ciò che interessa al contribuente, aumenta.
Ma il problema è che a questo punto è difficile fidarsi di tutto quello che esce dalla Camera. Si prenda una delle sette misure, la “Soppressione dei fondi forfetari di rappresentanza previsti per i singoli titolari di cariche interne; riduzione del 50 percento degli stanziamenti complessivi per le spese di rappresentanza effettuabili per finalità istituzionali; obbligo di rendicontazione per queste spese.” Chiunque legga questo passaggio ha diritto di pensare che le spese di rappresentanza della Camera diminuiranno. Tuttavia, le spese totali per rappresentanza (dal capitolo 205 del bilancio) passano da 482.000 euro di impegni e 665.000 euro di previsione nel 2012 a  673.000 euro nel 2013. Qualcuno dovrà spiegare che algebra viene usata alla Camera. 

Ugualmente, e forse più, fuorviante è il documento della Camera del 20 Dicembre 2012, quindi della precedente legislatura. Ecco i due “risparmi” principali.

“Riduzione dell’8,60 per cento della spesa per i deputati” (p. 5). Questi sono i numeri ufficiali:

 

 La riduzione dell’ 8,6 percento si riferisce presumibilmente al raffronto tra previsione di cassa 2013 e  previsione di cassa 2012 (1): ma se abbiamo già il dato effettivo del 2012, che ragione c’è di usare la previsione (rivelatasi sbagliata) per un raffronto? I dati rilevanti sono le ultime due righe: nel primo caso la spesa aumenta, nel secondo scende dell’ 1,5 percento. E come potrebbe essere altrimenti? Nessun provvedimento sostanziale è stato preso per ridurre la spesa per deputati nel 2013.

“Riduzione di circa il 25 per cento a decorrere dal 2012 del capitolo di spesa per la locazione di immobili (oltre 14 milioni).” (p. 9)  Anche qui, i numeri ufficiali sono:

 

La spesa per locazioni aumenterà dunque di oltre 4 milioni. Riduzione del 25 percento?

Tutto questo non è una questione di puntiglio contabile. La politica italiana non si è resa conto che ci vuole un segnale forte: la Camera deve ridurre la spesa di 200 milioni, veri e subito. Non basta annunciare con squillo di tromba misure da 2 o 3 milioni, peraltro largamente incomprensibili come “la ridefinizione delle regole di utilizzo delle autovetture di servizio da parte di deputati titolari di cariche interne”. Se poi il risparmio non c’è del tutto, e anzi la spesa continua ad aumentare,  allora per il cittadino al danno si aggiunge la beffa. E quando la corda si spezza, le conseguenze sono  imprevedibili.

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(1) La riduzione non è esattamente dell’ 8,6 percento presumibilmente perché all’ epoca della compilazione del documento (dicembre 2012) la previsione per il 2013 era diversa.

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