Da quando esistono i giochi d’azzardo, lo Stato ci ha sempre guadagnato. Ma non solo, ci hanno sempre speculato e lucrato le mafie. Chi ci perde sono solitamente i cittadini e le loro famiglie.

È una vecchia storia, ma ultimamente il fenomeno delle slot machine è diventato veramente preoccupante per una serie di risvolti socio-culturali.

Da un recente rapporto dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli solo a Sassari ci sarebbero più di 400 esercizi con slot machine e terminali telematici per 1780 macchinette sparse sul territorio urbano (una ogni 70 abitanti), un giro d’affari pauroso che, solo nel 2012, avrebbe mosso 76 milioni di euro.  

Insomma, una capillare legalizzazione del gioco d’azzardo.

Basta fare un giro per qualsiasi città o paese per notare che quasi ogni bar ha le sue macchinette mangia soldi. Addirittura sono nati appositi centri e locali di sole slot machine, sempre super pubblicizzati.

Se vi capita di entrare in uno di questi locali, troverete casalinghe, operai, professionisti, anziani, giovani incantati dal girare delle luci ed immagini proiettate dalle slot.

Solito gesto automatico di inserire soldi senza freni con la vana illusione di vincere qualcosa.

Questa situazione, oltre a creare dipendenza e degenerare con notevoli ripercussioni sulla vita socio-economica delle persone coinvolte, mette quasi sempre a dura prova la tenuta delle famiglie interessate dal problema.

Questa vergognosa piaga sociale non è minimamente contrastata dallo Stato, ma anzi, secondo quanto denunciato dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, in Parlamento ci sarebbero molti “onorevoli” vicini alle lobby del gioco d’azzardo, che spingerebbero per continuare e mantenere il sistema attuale.

Cosa, ancor più grave è che in questi sistemi si infiltrano tranquillamente anche le associazioni a delinquere.

Da poco è emerso il caso delle slot machine truccate e gestite dalla ‘ndrangheta.

Ben 1.500 slot machine truccate sono state sequestrate su tutto il territorio nazionale durante una maxi operazione della Guardia di Finanza di Bologna. Negli apparecchi era stata installata una scheda modificata che avrebbe nascosto i reali volumi di gioco, portando quindi a una maxi evasione sulle tasse da pagare allo Stato

L’organizzazione, secondo quanto accertato dai finanzieri, aveva la base operativa in Emilia Romagna e ramificazioni non solo in Italia (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) ma anche in Romania e in Gran Bretagna.

Insomma un mondo e un settore veramente sporco e dannoso per l’intera collettività.

Ci troviamo ancora una volta in una situazione in cui lo Stato e i suoi organi, invece che aiutare i propri cittadini, utilizzano e solleticano le debolezze umane per trarne profitto ed utilità. Con la grave ed irreparabile conseguenza di generare una società sempre più dipendente e fragile.

E purtroppo, come appurato, oltre allo Stato se ne servono anche le associazioni criminali. E sempre con una connivenza tale da generare intrecci di ogni sorta.

Il solito ed incomprensibile monopolio di “Stato”.

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