Un mese fa, il 13 ottobre 2013 la Rete italiana e i social network in particolare sono stati letteralmente invasi prima dall’incredulità e poi dal dolore per la morte di Marco Zamperini ovvero il Funky Professor italiano. Nei giorni successivi alla morte di Marco si sono alternati profili di circostanza da parte dei media tradizionali, che in fondo non hanno capito la dimensione e l’eccezionalità dell’uomo che a soli 50 anni ci ha lasciato, e storie, racconti e ricordi scritti con il cuore e con il cervello dal mondo che Marco aveva frequentato, stimolato, animato e fomentato in tutti questi anni: il mondo di chi lavora con le tecnologie digitali, con le startup e con l’innovazione in Italia.

Spiegare e raccontare Marco Zamperini a chi non lo conosceva è onestamente difficile perché è difficile riassumere in parole il cervello, il cuore, la simpatia, l’onestà intellettuale a Marco. Le tassonomie tradizionali mal si adattano a un uomo che sul suo profilo twitter si descriveva: Chief Innovation Officer at NTT DATA Italia, proud father of two beautiful girls, a professor, a technology evangelist, an holistic thinker and a gentleman. Secondo gli schematismi dell’italiano medio Marco Zamperini era un informatico e così poteva essere definito dato che era nato professionalmente nel mondo del software in quella fucina di talenti che è stata la Milano degli anni 80-90. In questo modo era riuscito a fare una gran bella carriera, facendo cose grandi, importanti. Con lo sviluppo di Internet in Italia e con il digitale sempre più pervasivo aveva iniziato a scrivere, viaggiare, raccontare, divulgare in un modo tutto personale il mondo digitale che lo vedeva protagonista e che lo appassionava. in effetti era uno dei padri di Internet in Italia.

Se voi cercate in rete delle sue fotografie è difficile trovarne in cui non sia sorridente e in pose non autoironiche. Perché Marco era l’antitesi vivente dell’appassionato di tecnologia freddo e distaccato: aveva il tocco magico di far vivere le cose, di raccontarle se necessario in diagonale, di farvi sorridere o ridere per 5 minuti e poi riempirvi di concetti importanti e di illuminazioni.

Nel 2006 aveva già avuto un primo infarto che lo aveva costretto a un lungo stop e rivedere il suo stile di vita per evitare possibili, purtroppo, recidive. Dopo il suo infarto avevamo parlato tanto ed aveva mostrato, se ce ne fosse bisogno, una grande grandissima ulteriore umanità che la malattia aveva ulteriormente portato a galla. Dopo essersi ristabilito aveva ripreso a girare in lungo e in largo l’Italia, raccontando il suo lavoro e i futuri possibili di Rete e digitale. Lo conoscevano tutti e lui conosceva tutti dato che non si tirava mai indietro con modestia ed allegria. Era la classica persona a cui tutti vogliono bene e che sapeva aiutare tutti per quanto potesse.

Si era inventato un soprannome – nickname come Funky professor che dimostrava quanto poco si prendesse  sul serio. A ripensarci in questi giorni Marco Zamperini sarebbe stato un prestigioso e fantastico divulgatore televisivo che avrebbe potuto insegnare e raccontare le tecnologie digitali agli italiani. Il personaggio ideale per colmare il digital divide culturale degli italiani. Sarebbe stato perfetto aveva competenza, passione, presenza scenica e ironia con tanto di physique du role: abbigliamento casual, zazzera in movimento e basettone curato.

Se ne è andato di colpo e ha lasciato un enorme vuoto umano e intellettuale. Al suo funerale c’era tutta l’Internet che conta in Italia mischiata e dolente, con democratico fianco a fianco di amministratori delegati e studenti universitari, nerd e ragazzini stipati una chiesa troppo. Su un video di fianco all’altare scorrevano i messaggi in tempo reale di condoglianze o di dolore del mondo che gli voleva bene.  Noi che eravamo in chiesa piangevamo come quando ti muore un fratello non solo un amico. Le sue tre donne: la  moglie Paola e le figlie Rebecca e Bianca hanno avuto la forza e il cuore di ricordarlo con l’ironia che era di Marco. Bianca ha raccontato che probabilmente ora Marco sta insegnando a usare Twitter a Gesù.  In pochi giorni sono stati raccolti online 54 mila euro in sua memoria … per dire che anche la Rete qualche miracolo lo fa grazie al tocco magico del Funky professor di noi tutti.

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