Si cominciano a delineare i contendenti all’interno del Pdl ormai vicino allo scontro finale. Martedì verrà resa nota una nuova lettera-documento degli ‘innovatori’ del Popolo della libertà, con in calce la firma di circa la metà dei membri della Direzione nazionale.

Nel documento sarebbero ribadite le posizioni dell’area che fa capo ad Angelino Alfano, ministro dell’Interno e vice premier, cui il Cavaliere aveva ribadito la fiducia, ma ricordandogli il caso di Gianfranco Fini. 

La guerra dei numeri, tra i lealisti (Brunetta, Fitto, Carfagna e Bernini) falchi (Santanché, Verdini, Nitto Palma) e governativi (Formigoni, Cicchitto, Giovanardi, Lupi e tutti i ministri) va avanti da settimane, tra telefonate, conteggi, calcoli delle probabilità. Si prepara anche così la battaglia del Consiglio nazionale (sabato 16 novembre) in programma sabato prossimo. Dopo l’uomo solo al comando acclamato dal popolo si è passati a litigare di maggioranze qualificate, mozioni e voto segreto. Al Palazzo dei congressi dell’Eur, tutto comincerà con una relazione introduttiva di Silvio Berlusconi. In sala ci saranno solo gli aventi diritto al voto.

Per falchi e lealisti il caso è presto detto: basta che tutti dicano sì al discorso del leader che da loro non è stato mai messo in discussione nonostante condanne in primo grado e anche definitive come quella del processo Mediaset. Ma non sarà così. Dietro l’angolo c’è una scissione che i “pontieri” (Paolo Romani, Renato Schifani, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri tra gli altri) stanno cercando di esorcizzare. Ma le probabilità che la trattativa per una linea unitaria fallisca sono alte. E ci si prepara alla conta e ai ricorsi. E anche alle lettere documento. 

 

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