“La regione Emilia Romagna ha sbagliato, e ora deve pagare”. Hanno deciso di “rispedire al mittente” le maxi bollette dell’energia elettrica da 1.200, 1.600 e a volte anche 2.500 euro a famiglia, i terremotati che vivono nei map, i moduli abitativi provvisori. I container di 30 o 60 metri quadrati allestiti alle periferie delle città più colpite dai fenomeni sismici del maggio 2012 per ospitare chi ha la casa inagibile, da demolire, chi era in affitto e oggi non ha lavoro, chi aspetta un alloggio popolare: soprattutto famiglie con bambini, molti stranieri e anche anziani. “I soldi per pagarle non li abbiamo – spiega Massimo, residente in un quartierino map alle porte di Cento – ma non è colpa nostra se i conti sono così salati”.

La responsabilità, raccontano gli sfollati, che in una sorta di tour si sono recati prima a Cavezzo, poi a San Felice sul Panaro e infine a Mirandola per raccogliere adesioni alla “campagna di boicottaggio”, è della Regione: “Dopo il terremoto ci aveva promesso aiuto e invece ha risparmiato sulla nostra pelle. Ha comprato dei moduli abitativi che non sono coibentati per spendere poco, moduli che comportano consumi di elettricità altissimi, basandosi sulla convinzione di poter ricostruire l’Emilia in appena due anni. Bene, i due anni sono passati e noi siamo ancora qui. Anzi, ci è stato detto che ci rimarremo altri due anni. E intanto ci troviamo con migliaia di euro da corrispondere, e la disoccupazione a privarci del reddito. Hanno sbagliato, e devono essere loro, ora, a pagare”.


Video di David Marceddu 

All’assemblea di San Felice, indetta lungo via Tasso, tra un container e l’altro, dal comitato Sisma.12, partecipano in tanti. C’è Ahmed, che ha 3 bimbi piccoli e in casa è l’unico che lavora, e c’è Lorenzo Calzolari, che vive con la moglie, e dopo un anno e mezzo di cassa integrazione spiega: “I soldi per pagare la maxi rata dell’Enel non li ho”. Gli sfollati sono arrabbiati anche perché “gli assistenti sociali, quando abbiamo fatto presente le difficoltà riscontrate nel dover pagare le bollette dell’Enel, ci hanno detto di consumare di meno. Ma non siamo noi a sprecare l’energia – precisa Maria Rosa, che vive in un container di 30 metri quadrati con il figlio adolescente – è che nei moduli tutto va a elettricità: lo scaldabagno, il riscaldamento, il climatizzatore, la cucina. Come facciamo?”.

E’ una battaglia che i terremotati portano avanti già da qualche mese, cioè dall’arrivo delle prime bollette, “perché chiederci di pagare rate così alte è come darci uno schiaffo – attacca Massimo – chi vive nei moduli non ha un altro posto dove andare, e spesso non ha nemmeno un lavoro. Doveva essere una soluzione proposta per aiutare le categorie più deboli, invece finisce per creare altri problemi”. Le speranze erano tutte riposte nell’incontro convocato lo scorso 8 novembre in viale Aldo Moro tra i sindaci dei comuni terremotati, l’Enel, l’Autorità garante e la Regione. “Ma non è andata bene”, spiega Nwogu, cedolina da 1.600 euro, operaio e papà di tre bimbi, che una notte ha trovato un topo sulla testa della sua figlia più piccola.

“Le bollette delle utenze dovranno essere pagate da tutti – è stata infatti la risposta dell’assessore alle Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli, in accordo con i rappresentanti dell’Ente nazionale per l’energia elettrica – Eventuali situazioni limite verranno verificate dagli appositi uffici e Enel sospenderà, fino a fine dicembre 2013, le azioni conseguenti alla morosità in attesa delle disposizioni dell’Autorità per l’energia, impegnandosi a dare un preavviso ai servizi sociali dei Comuni in caso di rischio di interruzione del servizio e collaborando con i Comuni stessi nel monitoraggio dei consumi”. Tuttavia non ci sono sospensioni in vista, né proroghe, e la domanda che si pongono gli abitanti dei container è sempre la stessa: “Con che soldi pagheremo?”. Anche perché con l’arrivo dell’inverno, e la necessità di accendere il riscaldamento, i costi sono destinati a lievitare.

“Io cerco sempre di stare attenta – continua Maria Rosa – in estate accendevo il climatizzatore solo un paio d’ore al giorno, e per ora il riscaldamento lo tengo ancora spento. Ma l’umidità qui è un problema, d’estate si soffoca e d’inverno si congela”. “Siamo in un momento di emergenza, e quindi siamo sempre stati attenti a risparmiare – racconta anche Bouthari Sidi, residente in un container alle porte di San Felice con la sua famiglia, tra le mani una bolletta dell’Enel da 1.400 euro – non ci aspettavamo una cedola così alta. Siamo preoccupati, anche perché presto scadrà la sospensione per il pagamento delle rate del mutuo e dovremo ricominciare a saldare anche quelle”.

Quel che è certo è che in casa, almeno nei prossimi mesi, non rientrerà quasi nessuno. Tanto che quella che doveva essere una soluzione abitativa provvisoria si prefigura sempre più come una collocazione a lungo termine. “Io ho presentato la richiesta per accedere ai contributi stanziati dallo Stato per la ricostruzione nel luglio del 2012 – spiega ancora Bouthari Sidi – non ho ancora saputo nulla. Mi avevano detto che avrei ricevuto una risposta entro settembre ma la sto ancora aspettando”.

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