Vi prego intercettatemi. Non avete idea di quante cose che dico vorrei che si sapessero. Chiamate un giornalista compiacente, come fate sempre, e passategli i tabulati, magari già evidenziati, per agevolarlo. Fate in modo che ne diano ampi stralci al telegiornale della sera, magari a reti unificate. Ma non solo le “vostre” reti, tutte quante, anche le minori, quelle locali. Avvisate i giornalisti della carta stampata (fate così di solito no?) che siano pronti, sul tardi, e lascino spazio per l’edizione di domani. Che sbattano anche loro la storia in copertina.

Fate sapere nel modo più approfondito possibile quello che dico in privato, quando penso che nessuno mi ascolti. Parlate delle società off-shore che non ho, dei denari in nero che non riciclo, dei bambini che non molesto, degli omicidi che non ho compiuto e neppure ordinato, dei reati contro il capitale che non ho commesso (avercelo un capitale con cui fare reati). Fate sapere a tutti con chi non sono andato a letto per avere quella parte, i compromessi cui non sono sceso per quel libro, per quella trasmissione sulla Rai. Prestate particolare attenzione ai giochi di potere che non ordisco, alle trame aziendali che non tesso per scalare la carriera che ho abbandonato.

Fate caso al gossip che non conosco, che non so riferire, e notate le affermazioni su terzi, identiche a quelle che ho detto o direi loro in faccia. Estraete dal torbido anonimato quello che penso del potere che rappresentate, di quanto poco abbia presa su di me, che vivo ai margini, lungo la mia linea di confine, pronto a farmi “decidere” da voi, dalla politica, pur di tentare di essere libero come voi non sarete mai, incatenati dai miei non-segreti, dalla mia non-paura, che però voi dovrete spiare, dalle 9.00 alle 18.00, impiegati della truffa, scherani pubblici del nulla.

Fate sapere a tutti come vivo in solitudine, come campo con poco, come non ho bisogno che dell’essenziale. Siate specifici sui debiti che non contraggo, sui mutui che non accendo, sulle proprietà che non ho, sui passi lunghi come la mia gamba che faccio da quando sono in marcia. Illustrate tutti i miei scheletri nell’armadio, le lauree che non ho millantato, i soldi che non ho occultato, i dossier che non ho inviato, le fregature che non ho mai dato. Analizzate il mio conto in banca, anche quello che ho appena aperto con gli amici su Banca Etica.

Riferite come parlo dell’orto, del piccolo tetto che devo costruire per riparare una finestra quando piove da scirocco, di come si prepara una splendida cena con gli avanzi. Non mancate nulla, non perdete neppure una parola su cosa penso di voi quando parlo di politica, su cosa penso degli amici ingrati e di quelli che mi danno tanto. Cercate di non limitarvi neppure su quello che dico quando parlo di calcio. Cercate di non essere invidiosi quando parlo della libertà, quando parlo di sesso. Cercate di non morire, soprattutto, quando parlo d’amore.

Fatelo, davvero. Fatelo presto, integralmente. Il mondo deve sapere, non indugiate. Mettete anche dei microfoni nel bar dove vado più spesso, nella mia automobile, sul molo, e se ci riuscite in mezzo al mare. Siate accurati, non rischiate di trovarvi sordi o ciechi, non perdete un angolo della mia vita senza segreti. Vi aspetto.

#iononhopaura

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