“Auspico che la vicenda che vede contrapposta la Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio e la Catullo Spa, quella proprietaria dello scalo di Verona, trovi una veloce soluzione. Vorrei non si arrivasse ad una contrapposizione tra regioni (Lombardia e Veneto) come abbiamo visto nel caso del trasporto su rotaia”. A parlare è il senatore Giacomo Stucchi, parlamentare della Lega Nord, bergamasco purosangue. La nuova emergenza che s’è aperta nel cuore della macroregione del Lombardo-Veneto ci obbliga a stare col naso all’insù. È battaglia aperta, infatti, di ricorsi e carte bollate, tra l’aeroporto Caravaggio di Orio al Serio (Bergamo) e quello di Verona, il Catullo.

Sul piatto, il controllo dello scalo di Brescia-Montichiari, il Gabriele d’Annunzio che con la sua vocazione ai trasporti merce fa gola a molti. La vicenda prende il via il 23 giugno scorso quando l’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, decide di dare in gestione il D’Annunzio al Catullo di Verona. Ne terrà il timone, naturalmente decidendo rotta e priorità, per addirittura 40 anni. In Lombardia c’è chi è saltato sulla sedia. All’aeroporto di Orio al Serio ci si aspettava che quella convenzione arrivasse proprio dalle parti di Bergamo, se non altro per una questione di omogeneità territoriale. “La gestione dell’aeroporto di Montichiari da parte di Orio al Serio – conferma il senatore Stucchi – sarebbe stato la ‘naturale’ prosecuzione di un rapporto di ottimo vicinato tra i due scali, che è sempre esistito”.

Si appesantisce quindi l’aria tra Veneto e Lombardia. A fine giugno, infatti, la Sacbo, la Società per l’aeroporto civile di Bergamo che nel board vede tra gli altri un altro ente di colore verde leghista, ovvero la Provincia di Bergamo, ha presentato ricorso al Tar per annullare la suddetta convenzione. Come anticipava Stucchi la faccenda ha tutti i contorni delle polemiche nate in Lombardia e seguite alla soppressione dei treni da e per Milano: decisione unidirezionale presa dalla giunta (sempre a marchio leghista) del Veneto. Da quelle, parti, infatti con la fine dell’anno hanno deciso di sopprimere una serie di treni del mattino. “Una decisione – conferma Stucchi – che se non verrà ripensata, creerà non poche difficoltà alle migliaia di pendolari che ogni giorni si spostano da e per la Lombardia”.

Maurizio Del Tenno, Pdl, assessore alla mobilità in Regione Lombardia, guidata dal segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, di recente in una sua audizione presso la commissione bilancio del Comune di Brescia, ha ribadito che all’aeroporto di Montichiari deve essere data un’impronta lombarda. Del Tenno in quell’occasione ha ribadito che il D’Annunzio dovrebbe privilegiare “un accordo con Sacbo”. Anche Regione Lombardia, quindi, vede più ritagliata per l’aeroporto di Montichiari la veste di riserva cargo per il sistema lombardo, “e Orio al Serio può essere un ottimo motore per un’infrastruttura ad oggi sottostimata”. Una posizione non campanilistica secondo Del Tenno, ma fondata su elementi razionali, che in futuro può prevedere addirittura la realizzazione di una società unica per la gestione degli aeroporti lombardi.

Non c’è spazio per il Veneto, quindi, in questo disegno. La Lombardia, del resto, deve pensare al futuro dei suoi scali. L’infrastruttura bresciana risulta strategica per tutto il sistema aeroportuale del Nord Ovest che nel 2011 ha fatto registrare un traffico di oltre 40 milioni di passeggeri concentrati per l’88 per cento nell’area lombarda, vale a dire fra Malpensa, Linate e Bergamo Orio al Serio. La prospettiva immaginata per Brescia è passare entro il 2030 da 0,5 a 1,5 milioni di utenti: in questo senso – ha detto Del Tenno – Montichiari “è molto ben servito dal punto di vista infrastrutturale ma l’aeroporto militare è un limite sul trasporto passeggeri”. Lo scorso aprile, quando Verona ancora stava lottando contro i lombardi per avere l’assegnazione della convenzione, il presidente della società che gestisce l’aeroporto Valerio Catullo, Paolo Arena, aveva dichiarato che “l’aeroporto di Brescia Montichiari è un’opportunità di sviluppo per il Paese, ma bisogna fare squadra perché non è più il tempo di capire se una cosa è bresciana, veronese o trentina”. Il manager fu poi sibillino quando alla domanda se non temesse un ricorso al Tar nel caso di assegnazione della convenzione, rispose: “Non temiamo il ricorso perché la concessione è stata data seguendo delle valutazioni tecniche e non politiche”.

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