Non è stato un incendio doloso, ma un effetto secondario di un’esercitazione. L’esercito australiano è stato comunque costretto ad ammettere le proprie responsabilità e chiedere scusa per uno degli almeno cento incendi, alcuni appiccati altri per cause naturali, divampati nel Nuovo Galles del Sud, che stanno colpendo in particolare la regione delle Blue Mountains, 70 chilometri a est di Sydney.

Il maresciallo Mark Binskin ha confermato che la causa delle fiamme che hanno avvolto 47mila ettari di terreno è stato conseguenza delle operazioni di routine dei militari. “Chiedo scusa – ha dichiarato -. Ma come ho già detto in precedenza attendiamo l’esito delle indagini della polizia del Nuovo Galles del Sud e potremo lavorare sulla questione. Ora la priorità è evitare che le fiamme si propaghino”.

Nello stato australiano si cerca di contenere e spegnere le fiamme. Di oggi è la notizia dello schianto di un aereo impiegato nelle operazioni di spegnimento, nel quale è morto il pilota. Migliaia di vigili del fuoco sono stati mobilitati. Almeno 27 incendi sono fuori controllo. Il primo allarme è stato dato lo scorso 17 ottobre. Oltre al pilota c’è almeno un altro morto, un uomo di 63 anni colpito da un attacco cardiaco. Intanto a montare è anche la polemica per le responsabilità delle forze armate. Binskin ha fornito alcuni dettagli sull’incidente causato da un’esercitazione degli artificieri. Gli stessi, scrive il quotidiano The Age, impiegati nella missione in Afghanistan.

L’esplosione è avvenuta lo scorso 16 ottobre attorno a mezzogiorno, con la temperatura di 23 gradi e vento debole, ha spiegato il maresciallo. Trascorsi cinque minuti i soldati hanno visto un “piccolo fuoco”, ma pur avendo con sé l’equipaggiamento per spegnere le fiamme, hanno desistito per la presenza delle armi, come i vigili del Rural Fire Service, arrivati circa 30 minuti dopo. “ La sicurezza del personale viene prima di tutto”, ha aggiunto Binskin.

Secondo quanto riporta l’emittente ABC, quello delle Blue Mountains non è l’unico caso in cui è coinvolto l’esercito. Legate a una serie di esercitazioni sono ad esempio le fiamme divampate nel fine settimana nella base di Cultana, nello stato dell’Australia meridionale. Lo stesso si sospetta per una altro incendio, questa volta nel campo d’addestramento di Townsville nello stato del Queensland, in cui è andata distrutta anche la storica casa dei coloni di Dotswood Station, costruita nel 1860.

Almeno nell’immediato, le scuse non sottintendono che la Difesa sosterrà i risarcimenti per le case e le proprietà distrutte. I sindaci della regione non hanno mancato di esprimere il loro disappunto. Mark Greenhill ha spiegato che in una giornata ventosa e di caldo sarebbe stato meglio non condurre l’esercitazione, sebbene non ci fosse il divieto assoluto di accendere fuochi. Le scuse, mentre si attendono gli esisti delle indagini, sono intanto state accettate. A cercare di stemperare la polemica ci ha pensato il premier del Nuovo Galles del Sud, Barry O’Farrell, nell’augurarsi che i cittadini si ricordino del sostegno dato dalle forze armate per contenere i fuochi assieme ai vigili. Lunedì intanto il governo locale ha dato potere alla polizia di ordinare l’evacuazione in caso la situazione precipiti. Il timore è che possa ripetersi nuovamente il sabato nero che nel 2009 fece 173 morti nello stato di Victoria, con danni per 4,4 miliardi di dollari.

di Andrea Pira

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