La Banca centrale europea non avrà alcuna esitazione nel bocciare le banche che non passano la prova degli stress test il prossimo anno. E’ quanto ha tenuto a precisare il presidente dell’Eurotower, Mario Draghi nel giorno in cui Frnacoforte ha confermato i termini dell’avvio degli esimi per il credito del Vecchio Continente. “Le banche devono poter essere bocciate se devono essere bocciate lo saranno, non si discute”, ha detto il governatore della Bce a Bloomberg Tv. In molti Paesi dell’Eurozona l’azione della vigilanza ha spinto le banche a rafforzare sostanzialmente il proprio capitale, “ma certamente ora è l’inizio di un cambio di marcia”, ha aggiunto.

L’esame degli attivi delle banche europee che condurrà la Bce in vista della supervisione unica inizierà nel novembre 2013 e continuerà per 12 mesi. Per l’Italia saranno esaminati i principali 15 istituti di credito. L’operazione, spiega Francoforte, si fonderà su tre fasi: una valutazione del rischio per individuare, qualitativamente e quantitativamente, i fattori chiave di rischio comprese la liquidità, l’indebitamento e la raccolta. Quindi si svolgerà l’esame vero e proprio degli attivi per migliorare la trasparenza dell’esposizione delle banche, setacciando la qualità degli attivi includendo la valutazione del collaterale e i relativi accantonamenti. La terza fase vedrà la realizzazione di stress test per verificare la solidità dei bilanci bancari. Come emerso martedì 22, alle banche sarà richiesto un indice di capitale (common equity Tier 1) dell’8 per cento.

“E’, come era previsto, un esercizio serio che dura un anno. Bisogna affrontarlo con calma, con attenzione e rigore –  è stato il commento del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco – Occorrerà andare in tutte le banche in Europa per esaminarle con gli stessi criteri e questo sarà fatto”. Secondo il successore di Draghi a via Nazionale le banche italiane non saranno penalizzate rispetto all’esame degli attivi. “Mi pare che le sofferenze delle banche italiane siano viste come noi le valutiamo normalmente e a fronte delle sofferenze ci sono riserve e ci sono soprattutto azioni da prendere da parte delle banche per rendere il sistema più equilibrato e in grado di rispondere ad eventuali shock”, ha detto.

L’obbligo del core tier 1 all’8%stabilito dalla Bce “è un livello giusto – ha poi spiegato – E’ un accordo raggiunto tra tutte le autorità di vigilanza con la Bce, sicuramente è un livello giusto nel senso che dà modo di avere un capitale sufficiente per affrontare le difficoltà che si possono avere”. Il numero uno di Via Nazionale ribadisce poi che “la cosa più importante è che sia un esercizio rigoroso e serio che deve durare nel tempo e che sia basato su regole uniformi, condotto in modo omogeneo da tutte le banche interessate”.

La Bce intanto insiste che, affinchè l’esame degli attivi possa avere successo, è “fondamentale” predisporre ex ante una rete di sicurezza (backstop) per quelle banche che dovessero mostrare carenze di capitale. L’istituto centrale ricorda così le decisioni assunte a livello europeo secondo le quali gli istituti di credito in grado di mantenersi in piedi con le proprie forze debbano ricorrere in primo luogo a fonti di capitale privato. Anche se, secondo quanto emerso nei giorni scorsi, il governatore Mario Draghi starebbe spingendo per un approccio più morbido che avvantaggerebbe le banche italiane. Nel caso in cui queste siano insufficienti, in ogni caso, dovranno intervenire fondi pubblici dei singoli stati nazionali dove è situata la banca in difficoltà. Un orientamento, ricorda la Bce, deciso anche nel Consiglio europeo dello scorso giugno.

”Sono sicuro che verranno creati dei meccanismi pubblici finanziari di salvaguardia (public backstop) prima che inizi la revisione degli attivi”, ha in ogni caso commentato Draghi spiegando che “c’è un impegno esplicito” da parte dei Paesi su questo tema. Quindi ha sottolineato che mettere in piedi questi backstop pubblici “non significa che debbano essere utilizzati, perché in prima battuta verranno usati i soldi degli investitori privati”.

Da Berlino, intanto, il cancelliere tedesco Angela Merkel sarebbe pronta ad accettare un meccanismo comune d’insolvenza per le banche europee, ma solo nel rispetto di alcune condizioni. O, almeno, è quanto riportato dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung (Sz). Stando alle indiscrezioni, Merkel intende porre tre condizioni: che il meccanismo comune valga solo per 130 dei 6.000 istituti di credito europei, tra cui 30 grandi banche tedesche. In caso di insolvenza, inoltre, dovranno rispondere per primi azionisti, obbligazionisti e creditori, secondo una sequenza da definire. Infine, nel caso in cui dovessero essere impegnate risorse dei contribuenti, i parlamenti nazionali dovranno prima essere chiamati a esprimere il proprio consenso. Secondo il quotidiano Berlino punta a costruire un fondo con risorse dell’industria finanziaria nei prossimi anni, mentre nel frattempo gli ultimi garanti per eventuali insolvenze resterebbero gli Stati.

In cambio di questa concessione sul meccanismo comune d’insolvenza, Merkel è decisa a ottenere dai partner misure più stringenti per il controllo e il risanamento delle finanze pubbliche degli Stati membri, verso un rafforzamento dell’Unione economica e monetaria sotto la tutela della Commissione Ue. La nuova posizione tedesca – su cui Berlino starebbe cercando, finora senza successo, l’appoggio di Parigi – sarà resa nota dalla cancelliera ai partner nel consiglio europeo del 24 e 25 ottobre.

La Bce, in ogni caso, convocherà a breve nella sede di Francoforte tutte le 130 banche europee che saranno sottoposte all’esame. L’esame sarà condotto in collaborazione con l’Autorità Europea (Eba) e le singole banche centrali nazionali. Quanto alle 15 banche italiane che saranno coinvolte nella valutazione generale, si tratta di Banca Carige, Mps, Credito Valtellinese, Banca Popolare Dell’Emilia Romagna, Banca Popolare Di Milano, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare di Vicenza, Banco Popolare, Credito Emiliano, Iccrea Holding (Bcc) Intesa Sanpaolo, Mediobanca, UniCredit, Ubi, Veneto Banca.

“Un’ottima notizia, per risollevare il clima di affidabilità al lumicino delle banche agli occhi dei risparmiatori, il cui tasso di fiducia al 7% è precipitato in fondo alla classifica, poco sopra i partiti che riscuotono il 4% di fiducia degli italiani”, ha commentato Federconsumatori. “I criteri per testare la sufficiente capitalizzazione delle 128 principali banche della zona euro, dovrebbero essere più severi e con supervisori indipendenti rispetto a quelli adottati nel 2011 da Bce ed Eba nelle ultime due tornate di stress test, che promossero a pieni voti colossi bancari europei, che dovettero portare i libri in Tribunale solo 3 mesi dopo aver superato l’esame”, continua l’associazione. Già nel 2011, per evitare allarmismi sulle banche europee a rischio crack, le massime autorità creditizie continentali erano corse ai ripari, mettendo a punto una nuova tornata di esami. “Tra le banche che superarono brillantemente gli stress test stilati da Eba/Bce il colosso franco-belga Dexia che – attacca Federconsumatori – ai primi di ottobre 2011 fu travolta dalla bufera dei debiti sovrani”.  Adusbef e Federconsumatori auspicano quindi “che stavolta, gli stress test Bce che saranno eseguiti sui bilanci delle banche, in particolare di alcuni istituti di credito italiani i cui banchieri sono adusi ad erogare miliardi di affidamenti con criteri amicali agli amici degli amici privi di garanzie reali come Zaleski, Zunino, Ligresti, siano più rigorosi ed affidabili di quelli eseguiti nel 2011″.

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