Il ritrovamento, il 15 ottobre scorso, in un campo rom della Grecia centrale della piccola Maria, la bimba tra i 5 e i 6 anni anni dai tratti scandinavi, che in un video viene definita “trovatella” durante una festa rom, riporta all’attenzione dei media l’industria delle adozioni e il traffico di bimbi che si è sviluppato in Grecia negli ultimi anni. Un traffico sul quale già nel 2006 il New York Times aveva scritto un ampio reportage dal titolo: “Il traffico di bambini che vive in Grecia”. 

Ma chi gestisce le adozioni illegali? La stragrande maggioranza di futuri genitori ellenici prende la via illegale scoraggiata da eccessivi tempi di attesa per l’adozione, che in Grecia raggiunge i cinque anni: il doppio esatto della media europea. Si apprende che attraverso l’Istituto ateniese Mitera ogni anno vengono assegnati 35 bambini in adozione, mentre la lista d’attesa parla di 200 domande che restano inevase. Dall’Istituto commentano che la lunga lista d’attesa non è causata dalla burocrazia, ma dalla mancanza di bambini per l’adozione. Circostanza smentita dall’Unicef, secondo cui 3000 bambini in Grecia sono vittime della tratta di esseri umani. Intervistato dalla Bbc il coordinatore greco dell’Unicef ​​in Grecia ha sostenuto che ad oggi 3.000 bambini sono trasportati in Grecia dai trafficanti di minori. E provengono principalmente da Bulgaria, Romania e altri paesi dell’area balcanica.

Nel Paese la maggior parte delle adozioni viene gestita privatamente. Dei circa 500 bambini adottati complessivamente ogni anno (almeno stando ai numeri ufficiali) solo un quinto viene seguito dalle istituzioni. Il rischio, ormai concretizzatosi, è che tempi di attesa lunghi e impedimenti burocratici, favoriscano le scorciatoie che si ritrovano in veri e propri canali di marketing per neonati. Che fanno del Paese una sorta di terra promessa. Un elenco dettagliato di alcuni casi off limits campeggia sulla stampa ellenica. Come il caso di Stovanka Stoyanova, da Sliven in Bulgaria, che ha dato alla luce suo figlio in un ospedale in Grecia. Ma dopo 40 giorni ecco fare capolino l’intermediario per l’adozione, con i futuri genitori – compratori che hanno versato al procacciatore 1000 euro, di cui il 50% in tasca della madre, che in verità chiedeva solo il biglietto dell’autobus per fare ritorno in Bulgaria. Ma la disperazione dell’est europeo fa le fortune della criminalità organizzata, che ha fiutato il business ricavando numeri significativi.

In molte cliniche della Grecia si svolge una specie di agorà del neonato, con l’industria dei bimbi a cui partecipano (e guadagnano) una serie di professionalità. Non solo madri in difficoltà, ma avvocati, ginecologi, inservienti che hanno strutturato una serie di partnership con gli intermediari e foraggiano così le adozioni a pagamento. Il caso della piccola Maria ha per lo meno avuto il merito di rinvigorire le ricerche targate Interpol relative ai bimbi scomparsi in Grecia, con archivi aggiornati e dopo le 10mila telefonate giunte alle forze dell’ordine del Paese per reclamare proprio Maria. Solo in Grecia si segnalano quattro casi di bimbi svaniti nel nulla tra il 2010 e il 2012 (due americani e due greci).

Intanto uno degli uomini che ha condotto il blitz nel campo rom della cittadina di Farsala, rivela a un quotidiano locale i dettagli di quella ricerca. Maria non era nella lista dei 610 bimbi scomparsi e ricercati dall’Interpol, ma subito dopo essere stata individuata mentre dormiva tra coperte sudice e sporcizia, la falsa madre si era giustificata dicendo che Maria era bionda perché si era tinta per gioco. Giustificazione a cui evidentemente gli investigatori non hanno creduto. Il fatto che la piccola non figuri tra i bambini la cui scomparsa è stata denunciata, ha detto il portavoce della polizia greca parlando alla tv privata Skai, induce gli inquirenti a ritenere che Maria sia finita nel campo rom in seguito ad un’operazione di polizia condotta per stroncare un traffico di minori provenienti dalla vicina Bulgaria che si protraeva dal 2008. In altre parole, le forze dell’ordine avrebbero sgominato la banda che trafficava i bambini prima che Maria potesse raggiungere la coppia “acquirente” alla quale era destinata. Da subito dopo il loro fermo, i due coniugi rom nella cui casa Maria è stata trovata (e che sono stati incriminati per rapimento di minore), hanno dichiarato che la bambina era stata lasciata loro in affidamento da una coppia di rom bulgari che adesso è ricercata.

Intanto il procuratore della Corte suprema Efterpi Koutzamani ha ordinato un’indagine di emergenza in tutto il Paese sui certificati di nascita emessi dopo il primo gennaio 2008, dopo le notizie dei media di frodi compiute da famiglie che dichiarano nascite in diverse regioni amministrative. 

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