Andrà all’asta il locale più piccante della riviera romagnola. Il night club “Pepe nero” di Riccione, è chiuso dal 6 agosto scorso e bisognerà aspettare un mese per sapere se le celebri peperine torneranno a esibirsi nella pole dance. Il 20 di novembre è infatti il giorno in cui verrà reso noto l’esito dell’asta che intanto è stata fissata su una base di 280 mila euro e verrà pubblicizzata su tutto il territorio nazionale.

Pare che già più di un potenziale acquirente abbia espresso il suo interessamento per il Pepe nero, locale che ha sempre goduto di un certo riscontro di pubblico e che è andato incontro alla chiusura in seguito all’accertamento del reato di bancarotta fraudolenta a carico della Calderone srl., proprietaria al 100% dell’immobile. Al riscontro dell’illecito è seguito il sequestro del locale da parte della guardia di finanza, che vi ha apposto i sigilli al termine di un’operazione antiusura.

La gara per aggiudicarsi il night avrà requisiti ferrei: il giudice ha infatti stabilito che sarà necessario presentare il certificato antimafia e dimostrare una fedina penale pulita, nella quale non compaiano reati fiscali ed estorsione, nonché favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Inoltre una disposizione chiarisce che i partecipanti all’asta non devono avere avuto rapporti societari, né tantomeno alcun tipo di collegamento con gli indagati. L’obiettivo insomma è quello di escludere la possibilità che ad aggiudicarsi il Pepenero siano uno o più soggetti riconducibili alla vecchia gestione, dietro la quale aveva ordito la sua trama criminale il pregiudicato napoletano, in odore di camorra, Francesco D’Agostino. L’uomo, prestando denaro a tassi di usura, aveva messo in ginocchio imprenditori locali e liberi professionisti.

Il duro colpo al Pepenero è stato assestato proprio nel cuore della stagione turistica. Solo a fine settembre il tribunale del riesame aveva concesso ai due soci che l’avevano in gestione di tenere aperto, ma sempre sotto sequestro preventivo e dietro supervisione del curatore fallimentare Giancarlo Ferruccini. La decisione era stata motivata come misura per non sottrarre troppo a lungo ai dipendenti del locale la loro fonte di reddito. I gestori non hanno però accettato le condizioni poste e così è scattata la messa all’asta della società.

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