Ho sempre la stessa domanda che mi frulla per la testa. E sono convinto che anche a voi sarà capitato di chiedervi la stessa cosa. Cosa si può fare di concreto per metter fine alla deriva del nostro Paese?
Quante chiacchiere al vento, quante trasmissioni politiche che ripetono sempre le stesse cose, quante volte le stesse facce dei politicanti che fanno finta di interessarsi ai problemi dei cittadini. Quanto tempo perso, quanti nostri sacrifici gettati in mare, quanti soldi pubblici usati per interessi privati, quanti inciuci e quanto squallore.

Tanta stanchezza, tanta sfiducia nelle istituzioni e nella politica, pochi buoni esempi da seguire, poca giustizia e poca riconoscenza del merito. Continuare così, senza un qualcosa che possa cambiare radicalmente i fatti e questa situazione, è veramente deprimente e impensabile.

Pensiamo che a noi non riguardi e aspettiamo sempre il salvatore della patria. Le cose da sole non miglioreranno. Anzi continuano sempre in peggio. È chiaro che i vecchi politicanti pensano solo a auto riciclarsi e a salvarsi sempre. E loro ci riescono, se ne fregano di tutto e pensano alle loro comode e care poltrone.

Ormai i due più grandi partiti giocano alle larghe intese e a non fare nulla di utile per il paese. L’unico tormentone è salvare Silvio Berlusconi. E qui la rima ci starebbe proprio.

Vedi quello che accade in Parlamento e al Governo e pensi sempre la stessa cosa. Ma è possibile che certe persone ci debbano rappresentare?
Vedi che una Commissione importante come quella Antimafia ancora non lavora perché non riescono a trovare un Presidente da febbraio. Vedi certi membri e ti sembra che più che commissione antimafia sia la commissione pro-mafia.

Tutto è l’opposto di quello che dovrebbe essere. E noi che facciamo? Cosa vogliamo fare di civile per manifestare il nostro reale disappunto? Le proteste violente non servono. Servono solo a loro per giocare al vittimismo e alla repressione. Serve un qualcosa di utile, deciso e concreto. Qualcosa che smuova realmente le cose. O ci piace piangersi addosso e aspettare di arrivare alla fame completa?

E per farlo bisogna mettersi d’accordo. Agire pacificamente con un’idea chiara. L’unica cosa che bisogna decidere è questo.

Vogliamo cambiare le cose o vogliamo continuare a odiare la politica e tutto il suo mondo senza fare nulla? 
La politica o la fai o la subisci. È semplice. Chiedetevi perché a livello nazionale non c’è un quorum da raggiungere per la validità delle elezioni. Mentre a livello locale se in un comune non va il 50% più uno a votare le elezioni non sono valide.

Bisogna agire civilmente ma agire. Una soluzione potrebbe essere uno sciopero generale ad oltranza con presidio fisso a Roma. Ma dovrebbe essere fatto da tutti indistintamente. Bloccare tutto civilmente, ovviamente garantendo i servizi minimi. Questo potrebbe obbligare il Governo a prendere decisioni vere e nell’esclusivo interesse del Paese. Altre soluzioni dovrebbero essere pensate. Ma qualcosa di rispettoso e deciso deve essere fatto. In democrazia esiste il diritto sacrosanto e costituzionalmente garantito di farsi sentire e di protestare. Ma la protesta oltre che civile deve essere incisiva.

Dovrebbe essere una festa di liberazione e di civiltà. Un popolo che condivide la voglia di cambiare e di farsi sentire. Per una volta tutti insieme.

Forse è solo un sogno e un’utopia. Ma prima o poi qualcosa di civile dovremmo fare. Altrimenti continueremo ad essere spettatori della stesso film. 

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