Oltre 4mila gli agenti, tra piazzale Appio e Porta Pia. 210 funzionari della questura. 50 tra strade e piazze dove è impossibile lasciare l’auto. Cassonetti chiusi e presidio dei cantieri della Metro C. Roma si prepara all’ultimo corteo della 48 ore di manifestazioni e scioperi. Oggi sfileranno i movimenti antagonisti: sono contro l’austerity, il fiscal compact, la Tav in Val di Susa e il Muos in Sicilia. E chiedono “casa e reddito”. Il bilancio di ieri, con la manifestazione di Cobas e Usb, parla di 5 black bloc fermati, un furgone con mazze e biglie sequestrato, una carica al Pigneto. Ma i cittadini che vivono in quel quadrante della Capitale hanno ancora negli occhi il blindato dei carabinieri in fiamme a piazza San Giovanni, il 15 ottobre del 2011. Due anni dopo in molti ancora non si fidano e la Confcommercio annuncia la chiusura di diversi negozi.

Gli organizzatori della protesta promettono che saranno 50mila; le forze dell’ordine, da copione, rafforzate. In piazza anche gli uomini della Digos di Padova e Torino. “C’è grande attenzione – sottolineano dalla questura – ma non preoccupazione”. Controlli anche sulle aree in cui si lavora alla terza linea metropolitana e dove due anni fa alcuni manifestanti recuperarono oggetti utili alla battaglia di fronte alla basilica. Mentre il questore Fulvio Della Rocca ha fatto arrivare gli U-boot, i giubbotti con protezioni alla giuntura. “Solo il 10% tra i colleghi lo avrà”, lamenta però il Consap. Monitorata costantemente piazza San Giovanni, dove da ieri è sorta la tendopoli voluta dopo il corteo dei Cobas. Si parla anche di un blackout temporaneo alle cellule telefoniche, provocato per tagliare i contatti tra gli attivisti. Nessuna conferma, però, in questa direzione. L’ateneo de La Sapienza, dove alle 12 si sarebbero dovuti incontrare gli studenti, resterà chiuso per tutta la giornata per ragioni di ordine pubblico, denunciano gli universitari.

Di sicuro parcheggiare tra via Cavour, Emanuele Filiberto, Romita, Barbieri e Terme di Diocleziano è impossibile da ieri mattina. “A pagare siamo sempre noi cittadini”, attacca Matteo Costantini di Uniti per il Centro storico. “Abbiamo chiesto una regolamentazione, per un equilibrio tra le nostre esigenze e quelle di chi protesta, ma nulla”. “Io dove la lascio l’auto per due giorni?”, lamenta Antonio, residente su via Merulana. Dove qualche commerciante non si fida di abbassare solo la serranda e blinda il suo negozio. “Noi abitiamo al di là dalle mura – racconta Cinzia Lancia – e fino ad ora mi sembra tutto tranquillo. La paura è per domani, il prefetto (Giuseppe Pecoraro, ndr) è lo stesso del 15 ottobre. Le premesse però – aggiunge – sono quelle che sono”. Il riferimento è a 24 ore prima.

L’assaggio c’è quando un gruppo di attivisti, durante un volantinaggio vicino il mercato rionale del Pigneto, è caricato dalle forze dell’ordine. “Con il rischio di coinvolgere semplici passanti”, raccontano i manifestanti. Poi i fumogeni e l’esplosione di due bombe carta nei pressi di via Buonarroti, vicino alla sede della Cgil. Azione seguita dal lancio di uova contro la facciata del sindacato. Ma soprattutto 5 black bloc francesi, di cui 2 con precedenti per terrorismo, fermati e riaccompagnati alla frontiera dalla polizia. Non solo Francia. Le informative si susseguono, con ipotesi del rischio di gruppi provenienti da Turchia, Grecia, Spagna e Nord Europa. Una galassia trasversale, solidale con altri esperti della guerriglia urbana che hanno già ‘consolidato’ le loro esperienze durante gli scontri alle manifestazioni in Val di Susa. Secondo la Digos si tratta certamente di esecutori: il ‘braccio’ sguinzagliato per eseguire le direttive di una ipotetica regia. Domani, per gli investigatori, tutto sarà legato anche ad una questione di numeri, da cui dipenderà una maggiore facilità di isolare gli incappucciati della devastazione, che agiscono solo nella massa.

Trovato e sequestrato, vicino all’università La Sapienza, un furgone con biglie ed estintori. Mentre alcune decine di anarchici, molti nascosti dai cappucci, sono state intercettate dalla Digos a un chilometro dal corteo. In mezzo lo sciopero del trasporto pubblico di superficie e la partita Roma-Napoli. Impegnato in questa 48 ore ad alta tensione anche il Campidoglio con un’unità di crisi in costante contatto con il ministero dell’Interno e coordinata dall’ufficio di gabinetto del sindaco Ignazio Marino. Gli indizi per far suonare il campanello d’allarme ci sono. E i Blocchi metropolitani ammettono: “Non sarà una passeggiata”. Gli slogan, gli striscioni e le scritte di questi giorni parlano di “Sollevazione generale”, “Assedio”. Senza dimenticare che per arrivare a Porta Pia i movimenti incontreranno sulla strada diversi obiettivi definiti “sensibili”: i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, su via XX Settembre, e la Cassa depositi e prestiti in via Goito. Poco prima del ‘traguardo’ c’è la sede dell’ambasciata britannica. L’obiettivo è imitare le realtà di Puerta del Sol a Madrid e piazza Taksim a Istanbul. I ragazzi dello studentato occupato Degage promettono una tendopoli all’ingresso della Nomentana, che, nelle intenzioni, dovrebbe resistere almeno fino a domani. Sullo sfondo, però, resta l’immagine del blindato in fiamme il 15 ottobre del 2011.

di Santo Iannò

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