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Munro, la traduttrice del Nobel. ‘Faccio un mestiere poco pagato, ma stupendo’

Susanna Basso da dodici anni traduce le opere dell'autrice canadese insignita del premio per la letteratura e da trent'anni insegna inglese. Due lavori che "a volte litigano, ma sanno entrambi di doversi molto reciprocamente”

di Francesca Pradelli

“Insieme alle opere di Alice Munro ho trascorso un decennio della mia vita”. Susanna Basso è la traduttrice italiana ufficiale della canadese Alice Munro, insignita del Nobel per la letteratura. Una scrittrice, spiega, che “non smette di raccontarci frammenti di verità nuove”, attraverso “i luoghi, le case, le donne, le cose, i vestiti, gli amanti e i dolori di cui ci parla”. Oltre a tradurre, Basso insegna inglese da trent’anni. Due mestieri che “convivono testardi da trent’anni: nessuno dei due la spunta; a volte litigano, ma sanno entrambi di doversi molto reciprocamente”.

“Alice Munro – spiega Basso – costruisce le sue storie dall’interno e trasporta il lettore in un mondo ordinario ma indimenticabile. E lo fa con con grande eleganza linguistica. E’ una maestra che sa raccontare segreti e tramandarli nelle stesse pagine”. Basso si avvicina alla traduzione all’università, innamorata del lavoro dei grandi traduttori del passato. “E’ un mestiere stupendo, faticoso, difficile, poco remunerativo e che dà dipendenza”. In questi dodici anni, ha tradotto di Alice Munro dieci raccolte, circa 120 racconti, più o meno 3500 pagine, in un numero incalcolabile di ore. Già, perché la traduzione è un mestiere molto impegnativo, che richiede una forte immedesimazione non solo nel testo straniero, ma anche nel processo creativo da cui nasce. “Alice Munro – aggiunge – non scrive romanzi; scrive long-short-stories, vale a dire racconti tra le venti e le ottanta cartelle. Scrive racconti da ormai sessant’anni (il primo pubblicato risale agli anni Cinquantandr)”. 

Basso ha incontrato Alice Munro qualche anno fa a Roma, in occasione di una sua visita in Italia per il Premio Flaiano. “Abbiamo conversato insieme delle sue storie, siamo state a cena con alcuni giornalisti su una terrazza di Roma e a colazione presso l’ambasciata canadese. E’ una donna alta, elegante, un po’ curva di spalle, ansiosa e ovviamente dotata di un temibile senso dell’umorismo. A tutte le escursioni già programmate apposta per lei non si mostrò affatto interessata; in compenso chiese di essere accompagnata al Cimitero protestante di Roma per porgere omaggio a John Keats. Ecco che tipo è”. “Sono molto felice che abbia ricevuto il Nobel per la letteratura”, ci dice Basso. “Cos’altro posso dire dopo aver trascorso con la scrittura di questa autrice un decennio della mia vita?”.

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