Un amico mi racconta che la figlia di sedici anni desidera entrare nel mondo delle modelle. Visto che ha un parente che lavora in questo settore sono andati assieme a fare un colloquio. La ragazza è bellissima e anche fotogenica per cui sembrerebbe tutto facile se non fosse per il peso. Il parente infatti afferma che lei è fuori dai parametri. E’ alta un metro e settantanove centimetri e pesa cinquantotto chili ma, secondo il parente, per poter entrare nel giro delle modelle dovrebbe calarne almeno altri 4 o 5.

Per curiosità sono andato a vedere cosa corrisponda in termini di Indice di Massa Corporea (Bmi l’acronimo dall’inglese) il peso attuale della ragazza e il peso ipoteticamente necessario per accedere al mondo della moda. Il calcolo è: peso diviso il quadrato dell’altezza. Si ottiene un valore indicativo che non deve essere preso come oro colato in quanto vi sono numerose variabili quali in sesso, l’età, l’essere più o meno muscolosi, la lunghezza degli arti etc. Ci fornisce un valore grossolano. Secondo il Bmi attualmente la ragazza si trova in uno stato di lieve sottopeso che, vista l’età molto giovane, appare fisiologico. Se calasse anche solo 4 chili sarebbe visibilmente sottopeso.

Fortunatamente sia la ragazza che soprattutto il padre hanno la testa sulle spalle per cui hanno deciso di abbandonare questo progetto. Nella mia attività clinica mi sono occupato per molto tempo di anoressia e bulimia. Fino a venti anni fa predominava l’anoressia caratterizzata da rifiuto ostinato di mangiare, magrezza estrema con possibile rischio di morte per inedia, amenorrea, immagine di sé distorta per cui la ragazza (gli uomini erano il 10 per cento dei pazienti) si vedeva grassa anche se in realtà era magrissima e depressione dell’umore. Negli ultimi anni è molto più diffusa la bulimia che si caratterizza per ossessione per il peso, tendenza a essere continuamente a dieta per poi sgarrare con abbuffate che portano la giovane al vomito per eliminare il cibo. Il vomito diviene, dopo pochi mesi, quasi spontaneo e avviene nell’arco di uno o due minuti per cui spesso le persone della famiglia o gli amici non se ne accorgono (basta andare in bagno).

Avevo letto che c’era stata una presa di coscienza di diversi stilisti su questo problema con il proposito di fare sfilare donne più “normali” sulle passerelle. Dal racconto dell’amico emergerebbe che ancora oggi il mondo platinato della moda, che tanto impatto mediatico ha sull’immaginario collettivo e soprattutto sui giovani, non si rende conto dei danni che può causare imponendo una visione distorta della femminilità e della bellezza.

Articolo Precedente

C’era una volta l’Italia

next
Articolo Successivo

Expo 2015 e il declino di Milano

next