“No, non c’è nessun conflitto di interessi tra la carica che ricopro nel Pd, come responsabile economico, e il mio ruolo di amministratore delegato della Omniaholding”. A spiegarlo è Matteo Colaninno a Filippo Barone durante un servizio mandato in ondata a “La Gabbia”(La7) in cui il giornalista ha chiesto al politico se ci fosse un suo conflitto nel salvataggio di Alitalia, visto che Matteo è il figlio di Roberto Colaninno, presidente di Alitalia. La ricostruzione fatta è chiara: Alitalia, impresa privata, è appena stata salvata dal fallimento grazie ai soldi dei cittadini. Uno dei principali proprietari si chiama Immsi, società quotata in Borsa, controllata dalla Omniaholding, cassaforte della famiglia Colaninno – Matteo è ad – a cui fa capo anche la Piaggio di cui Matteo è vicepresidente e consigliere. Cariche che portano al deputato del Pd circa 300mila euro di emolomenti. Ma questo “non genera un conflitto perché – spiega Matteo Colannino – non ho un ruolo decisionale in azienda e presenzio solo 3 o 4 cda all’anno per telefono”

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