“Una grande giornata di solidarietà e di coesione tra tutte le fedi e tutte le religioni”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha partecipato alla cerimonia in memoria degli ebrei romani vittime del rastrellamento e della deportazione da parte dei nazifascisti di cui ricorre il 70esimo. Il capo dello Stato ha auspicato una veloce approvazione da parte del Parlamento dell’introduzione del reato di negazionismo, che è già un merito – ha detto Napolitano – delle Camere. Ieri il disegno di legge ha avuto il primo ok in commissione al Senato. Ma anche il Papa ha spedito un messaggio con il quale ha avvertito che non si può “abbassare la guardia contro l’antisemitismo e contro il razzismo, qualunque sia la provenienza”. “Fare memoria di un evento – ha aggiunto Francesco – non significa semplicemente averne un ricordo. Significa anche e soprattutto sforzarci di comprendere qual è il messaggio che esso rappresenta per il nostro oggi, così che la memoria del passato possa insegnare al presente e divenire luce che illumina la strada del futuro”.

La nuova legge che punisce il negazionismo è “una medicina contro gli spacciatori di odio – spiega il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici – L’Italia si allinea ad altri 14 Paesi”. La nuova legge “darà serenità agli ultimi sopravvissuti alla Shoah, che ieri alla notizia (dell’approvazione del testo in commissione, ndr) hanno pianto”. “Questa norma non deve però sostituire la prevenzione e l’educazione sulla Shoah”, ha aggiunto Pacifici, che ha ricordato l’azione di gruppi neonazisti ieri al mancato funerale di Erich Priebke. “Hanno anche il coraggio di mostrarsi a volto scoperto, e questo gli fa onore, ma non potranno più permettersi l’impunità”, ha concluso. Questa proposta di legge “è una notizia molto positiva” continua Pacifici secondo il quale è questo il reato “che inchioderà i negazionisti alle loro responsabilità”.

“La città di Roma si inginocchia davanti a voi e vi ringrazia” ha affermato il sindaco di Roma Ignazio Marino alla comunità ebraica riunita in sinagoga. Marino si è rivolto a Lello Di Segni e Enzo Camerino, gli unici due deportati superstiti, “L’indifferenza colpevole di quei giorni è un’altra ferita inferta alla comunità ebraica”. “Quelle ferite non si sono mai rimarginate” ha sostenuto Pacifici. Quello che accadde, ha aggiunto Pacifuici, è stato possibile anche grazie “a vergognose complicità degli ufficiali dell’anagrafe e dei militari fascisti che hanno tradito i cittadini ebrei”. “Ci sono stati delatori che per 5mila lire hanno dato i nomi degli ebrei: chi riuscì a sottrarsi al processo deve ringraziare le loro vittime che furono gasate e non poterono inchiodarle alle loro responsabilità. Ci sono stati anche conventi che aprirono le loro porte agli ebrei in cambio della conversione o di denaro. Insomma tutto poté avvenire grazie all’intervento di troppi. Ma non possiamo dimenticare che se tanti si sono salvati è stato perché in tanti hanno aperto le loro porte senza chiedere nulla in cambio. Furono i giusti a salvare l’onore dell’Italia”.

I nazisti non si illudano, non vinceranno mai, dichiara il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. “Negli scorsi giorni è deceduto, in età avanzatissima, uno degli ultimi criminali nazisti, condannato all’ergastolo dalla giustizia italiana, e di cui non voglio pronunciare il nome per non evocarlo e per non profanare questo luogo sacro – ha dichiarato ricordando evidentemente la vicenda di Erich Priebke – Subito dopo la sua morte, i suoi seguaci hanno reso pubblico un testamento nel quale egli ribadisce di non essersi mai pentito dei delitti commessi e poi conclude ripetendo le più incredibili argomentazioni negazioniste. I nazisti furono assassini di esseri umani, i loro seguaci di oggi sono assassini della memoria. Ma non si illudano, non vinceranno mai”. “Come il nazismo e il fascismo furono sconfitti e crollarono sotto il peso della barbarie che avevano organizzato – ha aggiunto – anche i loro eredi spirituali sono destinati ad essere spazzati via con ignominia e disonore”.

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