Andare in carcere a 79 anni per diffamazione a mezzo stampa. Il giornalista Francesco Gangemi, direttore del mensile Il Dibattito di Reggio Calabria ed ex sindaco della città, ha collezionato sette condanne per diffamazione e una per falsa testimonianza. Il suo arresto ha suscitato la reazione della Federazione della stampa, che ha parlato di un provvedimento “allucinante”. Classe 1934, giornalista pubblicista dal 1983, a Francesco Gangemi è stato notificato un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale della Repubblica di Catania a firma del sostituto procuratore generale Elvira Tafuri. Decisiva per l’arresto è stata la condanna per diffamazione emessa il 21 novembre 2012, ma è solo l’ultima di una lunga serie: dal 2007 al 2012, il giornalista è stato colpito da otto sentenze dei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, soprattutto per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Tra le condanne collezionate da Gangemi, anche una per falsa testimonianza, relativa alla sua attività di sindaco di Reggio Calabria a inizio anni Novanta.
Il giornalista, dopo l’arresto, è stato condotto prima in Questura e, successivamente, nella casa circondariale San Pietro di Reggio Calabria. Nel provvedimento di arresto è scritto anche che Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. A dare la notizia è stato il figlio, giornalista anche lui e direttore di un sito d’informazione on line che, dopo avere definito “grottesco” il provvedimento, ha ha fatto riferimento alle patologie di cui soffre il genitore che, ha aggiunto, si è visto assegnare una invalidità al 100%.
Il provvedimento di carcerazione ha provocato l’immediata reazione della Federazione della stampa. “E’ allucinante – hanno commentato il segretario generale, Franco Siddi, e il vicesegretario nazionale e segretario del Sindacato giornalisti Calabria, Carlo Parisi – che a 79 anni, un giornalista, condannato per diffamazione e per non avere rivelato le fonti fiduciarie di notizie, venga arrestato e portato in carcere. Quanto accaduto al giornalista pubblicista Francesco Gangemi appare una mostruosità difficilmente concepibile per qualsiasi ordinamento democratico che si fondi sulla libertà di espressione, di stampa e sul pluralismo delle idee”. Siddi e Parisi, nella dichiarazione, hanno fatto appello al Parlamento “perché voglia, con urgenza riformare la legge sulla diffamazione” e si sono rivolti anche alle cariche istituzionali dello Stato per chiedere “una considerazione appropriata e umana del caso che faccia uscire al più presto il giornalista Gangemi dalle patrie galere”. A favore dell’appello si è schierata anche l’Unione cronisti.