La mozione di maggioranza sugli F35 approvata a fine giugno dopo un duro scontro in aula, doveva sospendere il programma fino alla conclusione, a fine anno, dell’indagine conoscitiva parlamentare sui sistemi d’arma, tutt’ora in corso. Invece, come confermano al fattoquotidiano.it due esperti in materia sentiti dalla commissione Difesa proprio nell’ambito di questa indagine, non c’è stata proprio nessuna sospensione. 

Lo dimostra il fatto che venerdì scorso, 27 settembre, l’Italia ha completato l’ordine definitivo dei primi sei cacciabombardieri F35 del sesto e settimo lotto, per i quali aveva già preso impegni e versato gli anticipi previsti dalla complessa rateizzazione contrattualistica del programma Joint Strike Fighter. E lo stesso accadrà nei prossimi mesi e nel 2014 per altri sette F35 dell’ottavo e nono lotto, per i quali erano già stati pagati anticipi per 60 milioni di euro. 

“Quest’ultimo contatto è la dimostrazione di come, al di là della buona fede dei parlamentari, la sospensione prevista dalla mozione non ha fermato le acquisizioni italiane nell’ambito del programma JSF, che semplicemente proseguono secondo la tempistica stabilita”, spiega Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa.it, sentito dalla commissione d’indagine all’inizio di agosto. “La Difesa è andata avanti con il programma infischiandosene dell’indagine conoscitiva, ben sapendo che non avrebbero sospeso un bel niente perché non potevano bloccare le quattordici acquisizioni già avviate per i lotti 6,7, 8 e 9. Al massimo potranno essere impedite le acquisizioni per i lotti successivi sui ancora non è stato preso alcun impegno contrattuale, ma i tredici aerei che abbiamo comprato e che stiamo comprando ce li terremo, salvo rivenderli ‘a chilometro zero’ a paesi terzi appena usciranno dalla fabbrica di Cameri“.  

L’inesistenza di fatto della moratoria è stata sottolineata anche da Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Disarmo, quando martedì è stato sentito in commissione Difesa. “Questa indagine conoscitiva rappresenta un’iniziativa molto importante – ha detto Vignarca – ma non ha gli strumenti per svolgere un effettivo controllo sul procurement militare. E’ sensato quello che stiamo facendo quando il ministero della Difesa, mentre voi siete qui a fare questo lavoro, è andato negli Stati Uniti a firmare un contratto per completare l’acquisto di sei aerei? Un contratto che tra l’altro prevede per questi sei velivoli, che sono nostri, una partecipazione industriale italiana solo al 5 per cento, ben al di sotto di quanto propagandato dalla Difesa, che continua a favoleggiare su ritorni industriali ed economici inesistenti”.

D’altronde lo stesso amministratore delegato di Finmeccanica, Alessandro Pansa, durante la sua audizione in commissione di pochi giorni fa aveva diplomaticamente espresso il suo scarsissimo entusiasmo per il programma: con gli F35, ha detto Pansa, “siamo esecutori intelligenti di scelte altrui. Non è con la fornitura di parti d’aerei di grandi dimensioni che Finmeccanica costruisce il suo futuro di operatore tecnologico d’avanguardia“.

Ma al ministero della Difesa non sento ragioni e proseguono dritti sulla strada dell’F35, incuranti delle mozioni e delle indagini parlamentari e sordi agli autorevoli pareri negativi di dirigenti industriali e perfino del Pentagono, che è tornato a denunciare in un rapporto le gravissime pecche tecniche e quindi economiche di questo aereo.

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