Una bordata a Matteo Renzi – “Ci ha impiegato un anno per discutere dei disabili” – e un attacco all’intero Pd: “Sui diritti civili c’è ancora molta, troppa strada da fare”. E così, Stefano Ciatti, medico disabile, entrato nell’assemblea nazionale con la mozione Marino, lancia una critica amara al suo partito: “Sono entrato in quest’assemblea per i diritti civili senza se e senza ma; ci siamo battuti affinché venissero assunti come regole fondamentali, direi come leggi della fisica del Partito Democratico, ma ciò non è avvenuto”. 

Nel caos surreale della convention democratica di sabato scorso, Ciatti apre – seppure per pochi minuti – una parentesi di realtà. Infatti, la denuncia parte proprio dal tema dei diritti civili: all’interno del Pd non c’è una posizione unitaria. L’esempio è stato l’approvazione alla Camera dei deputati dell’emendamento alla legge sull’omofobia presentato da Scelta Civica introduce il reato di discriminazione e istigazione all’odio omofobo, ma non per organizzazioni politiche, sindacali, culturali, religiose. “Se il pd ha votato questa legge – dice Ciatti al fattoquotidiano.it – che rischia di far passare come un’opinione anche un insulto a un ebreo o a un nero, ho i brividi a pensare cosa potrebbe succedere in tema di testamento biologico e di diritto all’autodeterminazione“.

Al sindaco di Firenze e candidato alla segreteria Matteo Renzi consiglia di essere più vicino alla gente e più sensibile al tema della disabilità: ” Spesso i politici si ricordano dei disabili solo in campagna elettorale. C’è voluto un anno perché mi degnasse di un appuntamento per discutere di un mio piano per abbattere le barriere architettoniche“. Al fatto.it Ciatti racconta anche che è stata una vera fatica far partecipare un assessore della squadra di Renzi al convegno sull’accessibilità organizzato dal circolo del Pd di Prato: “Mi auguro che cambi atteggiamento e ascolti le richieste che vengono dalla base e dai cittadini”.

Nel suo ultimo intervento da delegato all’assemblea nazionale del Pd, il medico pratese non risparmia l’intero impianto organizzativo: “Non accetto più di andare a Roma per sentire parlare sempre i soliti, votare per alzata di tessere, con ordini del giorno inviati ai circoli la mezzanotte prima dell’incontro. Questa è una vergogna. I lavori si riducono a un incontro tra noi. Ma mica siamo al Rotary Club”. Ciatti fino all’ultimo secondo del suo intervento denuncia la situazione del suo circolo di Prato: “Il mio circolo, Tintori, non c’è più. Non ci sono più soldi perché alcuni dirigenti amministrativi hanno prodotto un buco nei conti del circolo creando oltre al danno economico anche un danno democratico”. Al Fatto.it rivela che sui soldi versati al circolo non c’è mai stata trasparenza: “Non è mai stato reso pubblico un bilancio, avevo chiesto di autotassarci per poter pagare l’affitto, ma mi hanno risposto che c’erano problemi burocratici e piuttosto che superarli, hanno preferito chiudere il circolo di Prato”.

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