“L’assedio al Westgate è finito”, gli “assalitori sono stati umiliati e sconfitti”. Lo ha detto il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, in un discorso in tv, annunciando la fine del blitz contro i militanti somali Al-Shabaab che sabato, 21 settembre, hanno preso d’assalto il centro commerciale di Nairobi. “Cinque assalitori sono stati uccisi “, ha detto Kenyatta aggiungendo che altri 11 sospetti sono stati fermati. Nell’assalto sono “morte 67 persone, 61 civili e sei agenti della sicurezza”, ha dichiarato il presidente proclamando tre giorni di lutto nazionale. Nell’attacco, ha aggiunto il presidente, si registrano 240 tra morti e feriti. Kenyatta ha quindi reso noto che tre piani del centro commerciale sono crollati durante la parte finale dell’operazione e almeno tre corpi sono ancora sotto le macerie. Il Foreign Office ha confermato che una persona di nazionalità britannica è detenuta a Nairobi nell’ambito dell’inchiesta sull’attacco terroristico al centro commerciale Westgate. Il ministero degli Esteri non ha precisato se si tratti di un uomo o di una donna. 

Dopo che il blitz dell’esercito kenyota per liberare il Westgate, i militanti di Al-Shabab hanno scritto sull’account Twitter dell’organizzazione che le forze governative del Kenya hanno utilizzato esplosivi ottenendo una “demolizione” del palazzo, e seppellendo così 137 ostaggi. In un tweet dei militanti da un account ritenuto genuino si legge che “non essendo riuscito a sconfiggere i mujahideen dentro il centro commerciale, il governo kenyota ha disseminato gas chimici per porre fine all’assedio”. Un portavoce degli integralisti islamici somali Al-Shabaab, protagonisti dell’attacco, ha minacciato nuovi attentati in Kenya. “Se il Kenya e tutti i Paesi che lo sostengono vogliono la pace, lascino il nostro territorio, smettano di intromettersi nei nostri affari, liberino i nostri prigionieri e cessino tutte le forme di combattimento contro la nostra religione”, si dice nel messaggio degli Al-Shabaab postato sul web. L’esercito kenyota sostiene il governo somalo contro l’insurrezione nelle province del sud della Somalia.

Secondo il Times è ”possibile” che Samantha Lewthwaite, 29enne inglese convertita all’Islam e vedova di Germaine Lindsey, uno dei kamikaze del sanguinoso attentato alla metro di Londra del 2005, abbia preso parte al commando che ha attaccato il centro commerciale di Nairobi. Secondo il giornale, l’MI5 collabora con le autorità keniane per stabilire l’eventuale coinvolgimento della donna, sulla quale non ci sono ancora notizie certe.  “Dobbiamo lavorare con le autorità kenyane per ottenere una copia del passaporto che ci consenta di stabilire i fatti”, ha spiegato il portavoce del ministero dell’Interno sudafricano, Ronnie Mamoepa, aggiungendo che secondo alcune informazioni “una terrorista bianca sarebbe stata uccisa” nell’attacco. Il ministro degli Esteri kenyano, Amina Mohamed, ha dichiarato ieri che una cittadina britannica faceva parte del commando. Una commessa del centro commerciale Westgate ha raccontato al Daily Telegraph che una donna dalla pelle bianca le avrebbe sparato durante l’attacco da parte dei terroristi islamici. “Non ricordo molto ma ricordo che aveva la pelle bianca, i capelli lunghi e neri, e indossava una maglia larga e nera”, ha raccontato la dipendente, di nome Caroline, che sabato scorso è riuscita a salvarsi sfuggendo ai colpi della terrorista. “Questa testimonianza, sempre secondo il Daily Telegraph, alimenta le voci sul fatto che Samantha Lewthwaite, “vedova bianca” del terrorismo internazionale, abbia preso parte al commando che ha attaccato il centro commerciale in Kenya.

“L’attacco terroristico in Kenya è un esempio recente dei pericoli che ancora restano”, ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, intervenendo all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha sostenuto che l’attacco al WestGate “mette di nuovo in discussione la possibilità di sconfiggere terrorismo”. Ha aggiunto che “è importante quindi che giustizia internazionale e stato di diritto vengano fatte rispettare anche ricorrendo alla Corte penale internazionale”. Il primo ministro della Somalia, Abdi Farah Shirdon, che si trova a Ginevra, ha chiesto il sostegno internazionale alla lotta ai militanti di Al-Shabaab che hanno rivendicato l’attacco sanguinario al centro commerciale WestGate a Nairobi. Rivolgendosi al Consiglio dei diritti umani dell’Onu, ha denunciato il “vile attentato” che “non ha risparmiato nessuno” ed ha esortato a perseguire i responsabili”.

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