Nessuno si sognerebbe a Bruxelles di andare in Germania per impartire una lezione d’economia politica alla cancelliera, eppure di critiche da fare ce ne sarebbero… 7,4 milioni di lavoratori guadagnano 450 euro al mese, uno stipendio che non basta per pasteggiare giornalmente a salsicce e birra, cibi e bevande a buon mercato e prediletti dei tedeschi.

Secondo i dati dell’Ocse in Germania i salari reali sono fermi agli anni Novanta e tra il 2004 ed il 2011 sono addirittura scesi del 2,9 per cento. La povertà avanza di pari passo con la sperequazione dei redditi e lo fa ad una velocità superiore al resto dell’economia europea.

La lista dei problemi economici è lunga: ad aprile la Banca centrale europea ha pubblicato uno studio sul reddito medio dei paesi dell’Unione dal quale risulta che quello delle famiglie tedesche è inferiore a quello delle famiglie greche. Possibile? Viene spontaneo chiedersi.

Sebbene in termini di Pil la Germania non è certamente un paese povero mentre la Grecia sicuramente lo è, il 25 per cento della popolazione attiva tedesca guadagna meno di 9,54 euro l’ora. In Europa ci imbattiamo in una percentuale più alta di lavoratori così mal pagati soltanto in Lituania.

Le cose in Italia non vanno certamente bene, lo sappiamo tutti, però da noi, alla vigilia delle elezioni tedesche è arrivato il portavoce del commissario agli affari economici dell’Unione Europea, Olli Rehn, per dirci di darci da fare subito, entro la fine di settembre, e far rientrare il deficit di bilancio nel limite imposto del 3 per cento. Come farlo? Sono affari nostri anche se il consiglio dell’Unione è quello di tassare immobili e consumi invece che la produzione, cosa che abbiamo fatto fino ad oggi. E così si riaccende la questione dell’Imu e dell’Iva, due sigle da scegliere. Il risultato sarà però lo stesso: riduzione ulteriore del reddito disponibile delle famiglie.

Il governo ci vuol far credere che il motivo per il quale stiamo sforando l’ennesimo parametro imposto da Bruxelles alle nostre finanze –  e quello per cui uno straniero può bacchettarci e farci finire sulle prime pagine dei giornali finanziari internazionali quale nazione  della periferia ‘a rischio’ – è colpa dell’instabilità politica che ha fatto fermare la discesa dei tassi d’interesse. Sembra una frase da Star Trek: la nebulosa di asteroidi che ci circonda ci impedisce di procedere, il governo come l’equipaggio dell’Enterprise non c’entra niente con questa situazione, per andare avanti bisogna aspettare che passi la nebulosa, nel nostro caso si tratta dell’instabilità politica.

In fondo quello che ci vuol far credere Letta, il suo governo e tutto questo parlamento – eletto con una legge elettorale che piace tanto ai politici e che gli elettori detestano – è che l’instabilità politica dipende dai cittadini, non da chi li rappresenta. Ma non basta, aspettiamo che la signora Merkel venga rie–Letta, tanto per fare un gioco di parole, e ci dica lei, o meglio ci imponga lei cosa fare. Imu? Iva? E così via. A quel punto le metamorfosi di un governo di coalizione che nessuno voleva, ma che tutti hanno votato, si trasformerà in un governo tecnico, di robot manovrati da Bruxelles e tutto tornerà come l’anno scorso. Fine della storia.

E l’economia? Ma perché a qualcuno interessa l’economia? Tutti gli occhi sono sempre e solo puntati sullo spread, e questo sale o meglio, smette di scendere quando c’è la cosiddetta ‘instabilità politica’. Così almeno vogliono farci credere.

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