Se è la Germania a decidere tutto in Europa, allora tanto vale partecipare alle elezioni tedesche. Si chiama “Io voto in Germania” ed è il nome di una campagna provocatoria lanciata orizzontalmente da singoli, reti e associazioni che credono nell’urgenza di costruire un’Europa più democratica capace di restituire ai cittadini la sovranità ormai perduta dalle democrazie nazionali.

“In Europa non c’è più democrazia? Decidono tutto i tedeschi? Allora vota in Germania”. Questo si legge sul sito della campagna sponsorizzata da European Alternatives, Il Corsaro, Global Project, Altramente e Alba (Alleanza Lavoro, Beni Comuni e Ambiente). In modo provocatorio si può partecipare ad una petizione online indirizzata direttamente al Presidente del Bundestag Norbert Lammert e alla Cancelliera Angela Merkel: “In mancanza di una vera democrazia europea, i risultati delle elezioni tedesche definiranno in grande parte le future politiche dell’Unione Europea. Sono un cittadino/a europeo/a che queste politiche le vivrà sulla propria pelle. Voglio il diritto democratico di partecipare alla loro definizione. Richiedo quindi il diritto di voto alle elezioni tedesche del 22 settembre 2013”.

Boutade o provocazione fino ad un certo punto visto che il prossimo governo tedesco – quasi sicuramente una Grosse Koalition tra il partito della Merkel Cdu e i socialdemocratici Spd – sarà protagonista assoluto in Europa delle principali decisioni che verranno prese a livello comunitario per gestire la crisi economica, compresa l’emergenza greca. La campagna punta il dito contro la chiara disparità di potere all’interno dell’Ue fra paesi centrali in grado di definire il contesto politico comunitario e paesi periferici che ne subiscono le decisioni.

Erroneamente le misure attuate nei Paesi in difficoltà come la Grecia sono stati attribuiti a questa entità ineffabile denominata “Ue”, ma in realtà sono soprattutto il frutto di una decisione politica maturata sì a Bruxelles ma al tavolo dei leader nazionali riuniti nei Consigli europei di turno. Ecco che i Paesi più forti economicamente (Germania, Paesi Bassi e Finlandia) hanno potuto dettare le condizioni degli aiuti internazionali ai paesi bisognosi (Grecia, Cipro, Spagna, Irlanda, Portogallo e Italia) tenendo in considerazione solo gli interessi dei propri concittadini-contribuenti. Contrariamente a quanto in molti pensano, infatti, i Paesi del Nord non hanno nessuna smania conquistatrice né tanto meno inclinazione masochiste, bensì fanno semplicemente i propri interessi.

I promotori della campagna fanno giustamente notare che questa disparità è frutto diretto di un sistema istituzionale europeo che relega la democrazia ai margini del processo decisionale. Finché la maggior parte delle decisioni verranno prese dal Consiglio europeo (riunione dei leader nazionali) o tramite accordi inter-governativi quali il fiscal compact, non si potrà avere una reale partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche europee che condizionano sempre più il loro futuro.

Lontano dagli estremisti demagogici di chi vorrebbe fare tabula rasa a Bruxelles dimenticando dimenticando i vantaggi diretti di fare parte dell’Unione europea, la soluzione sul lungo termine è aumentare il potere dei cittadini e degli organi da loro democraticamente eletti come il Parlamento europeo e trasformare l’intera struttura dell’Unione europea in una reale unione politica capace di rappresentare gli interessi di tutti i cittadini europei e non solo di “quelli del Nord”.

Sul breve termine, invece, non ci resta che votare in Germania.

 

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