“Non possiamo più permetterci instabilità per giochi politici”. Enrico Letta si difende e lancia stoccate sul futuro del Governo. Nell’ennesima giornata schizofrenica – alla mattina l’inaugurazione della Fiera del Levante, al pomeriggio la festa dell’Udc, il premier ostenta ottimismo sul futuro del Paese e dell’esecutivo. Più istituzionale l’intervento a Bari, più libero a Chianciano per la festa dell’Udc che lo accoglie spellandosi le mani dagli applausi. Da qui Letta avverte: “Se cade il governo si pagherà l’Imu, nessuno si prenderà la responsabilità di mandare il governo a gambe all’aria”. Poi il presidente del Consiglio entra nel dettaglio della riunione di mercoledì della Giunta del Senato sulla decadenza di Berlusconi: “Sono assolutamente convinto che non capiterà nulla che metterà in crisi il governo. Non ci saranno conseguenze. Capisco che il momento è complesso, il Pdl farà le sue scelte ma la mia previsione è che non ci sarà nulla che metta in crisi il governo”.

Un discorso che in parte si lega all’ottimismo mostrato solo poche ore prima all’apertura della Fiera del Levante. “Oggi più che mai – dice il presidente del Consiglio a Bari – possiamo farcela con realismo, determinazione e senso di responsabilità, l’importante è non buttare a mare i sacrifici oggi che non siamo più osservati speciali e che è arrivata la fine del rigore fine a se stesso e che possiamo lavorare su temi come la lotta alla criminalità organizzata”. “Il Mezzogiorno – ha aggiunto – ha bisogno di politiche adeguate e di gente che si assuma le responsabilità, basta chiacchiericcio. Le politiche se efficaci emancipano la politica dai suoi limiti, che sono forti in Italia e soprattutto al Sud. Più della metà delle auto blu delle strutture dello Stato nazionali sono nelle regioni del Sud”.

Scuola, fondi europei e sicurezza i temi principali. Ma c’è anche lo spazio per infilare nel discorso qualche battuta sull’avversario interno al Pd, Matteo Renzi. Dopo le polemiche dei giorni scorsi sull’immobilismo e sulla politica delle battute, Letta in un primo momento si limita a dire: “Ci sono quelli che raccontano altre storie su questi cinque mesi. Ma questi che io dico sono fatti, non annunci”. Poi da Chianciano aggiunge: “Per me non esiste alcun problema Matteo Renzi. Non mi schiereò nella corsa a segretario del Pd”. Capitolo chiuso, almeno quello. Anche perché tutto attorno le acque del governo continuano a rimanere agitate nonostante l’ottimismo di Letta. Del resto, mentre il capogruppo del Pdl al Senato Schifani continua a mandare messaggi contraddittori – “Governo? Vedremo che strappi si consumeranno” – il ministro Zanonato ammette candidamente di non sapere quanto tempo resti: “Quanto duriamo al governo? Onestamente non lo so, ma io opero con il criterio di fare il più possibile per il mio paese e per la nostra gente, poi succeda quel che succeda”, ha detto il ministro dello Sviluppo economico intervenendo alla Festa popolare dell’Udc in corso a Chianciano Terme. 

Per parte sua Letta annuncia i prossimi interventi – lunedì il tavolo sulla questione dell’Ilva – e rilancia il ruolo del Sud per la crescita dell’Italia nel Mediterraneo e in Europa. Poi un passaggio sulla manovra che verrà: “La legge di stabilità la scriviamo noi, non Bruxelles” – dice il premier – “abbiamo maggiore flessibilità grazie alla trattativa che abbiamo condotto sul cofinanziamento dei fondi europei”. Obiettivi: “Buste paga più pesanti maggiore competitività delle imprese e rimettere in moto la domanda interna”. L’importante – aggiunge – è non rovinare tutto, buttare a mare tutto oggi, che è finita l’epoca del rigore fine a se stesso e che non siamo più considerati sorvegliati speciali”. Per poi concludere con una notazione personale che sembra un avviso: “Io non sono qui a fare manutenzione ordinaria. Non ho accettato un ruolo del genere in questa logica”, ma per “cambiare il Paese”. L’Italia “ha bisogno di cambiamento”. 

Un concetto che torna quando il presidente del Consiglio sale sul palco di Casini a Chianciano e ripete il mantra della stabilità di fronte al suo intervistatore, Andrea Vianello: “Non possiamo permetterci instabilità per giochi politici”. Il premier passa ad enunciare la lista dei provvedimenti approvati per decreto che devono superare la conversione in Aula e sono sotto il ricatto lanciato dal Pdl sulla decadenza di Berlusconi: Imu e Scuola i primi due. L’avvertimento è chiaro: “Dal tema stabilità ed instabilità dipende tutto. Se non c’è la stabilità, noi non ce la caviamo e non c’è alcuna possibilità di farcela. Non me ne frega niente delle prese in giro”. 

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