Il nuovo tormentone dell’estate (e non solo) non cercatelo in radio, né sulle spiagge italiane. Ci fa compagnia da quel fatidico 1 agosto, quando i giudici della Corte di Cassazione hanno confermato la condanna per frode fiscale dell’ex premier Silvio Berlusconi; da allora non si parla d’altro che delle sue sorti politiche, ormai indissolubilmente legate a quelle del nostro paese. E’ una danza che si balla ormai da mesi, decadenza si, decadenza no, il tormentone imperversa in tv e nel web e negli ultimi giorni la sua popolarità è addirittura al top, da quando la giunta per le elezioni e le immunità parlamentari si è insediata per quelli che si preannunciano giorni caldi per i nostri politici, che vedono le loro poltrone vacillare pericolosamente in attesa che l’oracolo si pronunci.

Eh già, perché, qualora si dovesse applicare la legge Severino, che prevede l’incandidabilità e la decadenza dei politici che hanno riportato condanne definitive, un anno fa votata anche dal Pdl (salvo poi lamentarne l’incostituzionalità), la crisi di governo sembrerebbe inevitabile.

Ma non è ancora detta l’ultima parola: come se non bastasse una sentenza definitiva, un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, tra questioni pregiudiziali e presunti pregiudizi della magistratura nei confronti di Berlusconi, c’è ancora speranza in attesa del verdetto della Corte d’appello sull’interdizione dai pubblici uffici. E nel frattempo aspettiamo, il tanto atteso voto della giunta viene rimandato di ora in ora, in una situazione di stallo perenne, e si ignorano gli allarmi che ogni giorno l’economia e il mondo del lavoro lanciano sempre più forti.

E per essere sicuri che la ormai dormiente coscienza sociale non si risvegli per nessun motivo, il balletto continua nei salotti tv, dove le paladine del Cavaliere, Santanchè in testa, sfilano sempre più agguerrite, continua nei tg, che offrono un’appassionante cronaca minuto per minuto di quello che succede in aula, continua per le strade, dove dovremmo riversarci indignati perché il futuro del nostro paese è in stand-by, aspetta che non si sa bene chi decida delle sorti di un solo uomo, mentre le risposte che vogliamo sono altre e nessuno ce le dà: quando vedremo concretamente segnali di ripresa? Perché nessuno parla più di riforma della legge elettorale? Quando finiranno i pesantissimi tagli ai pubblici servizi e i costanti aumenti della tassazione?

Ci sentiamo soltanto manipolati e non più governati, perché nessuno si vuole assumere la responsabilità di estromettere un uomo politico, ma tutti insieme si rendono colpevoli del declino di un paese intero.
Una soluzione forse ci sarebbe, in altri tempi, in altri paesi, sarebbe possibile e anche questa comincerebbe con la d. Non decadenza, dimissioni. Ma questa è un’altra storia.

Viviana Verri

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