“Ci sono alcune banche in cui c’è da aumentare il grado di capitalizzazione a fronte di una concentrazione di rischi eccessivi“. A sostenerlo è stato il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che ha partecipato all’incontro informale dell’Ecofin sull’unione bancaria, in Lituania.  Ci sono “alcune realtà importanti, ma non tali da rendere impossibile l’esercizio”, ha aggiunto.

Stessa linea per il ministro del Tesoro ed ex dg della Banca centrale, Fabrizio Saccomanni, per il quale “l’iter da seguire si incentra su costi ridotti, dividendi non distribuiti e alla fine ricorso al mercato” una volta che la banca “presenti bilanci trasparenti“. Dal canto suo l’Europa deve ”garantire trasparenza nei bilanci delle banche e comunicare bene il loro esercizio”, ha precisato Visco per il quale “le banche italiane devono mettersi a posto per sostenere i rischi gravi che l’economia ha ancora davanti”.

Sul tema Visco si era già soffermato martedì 10 parlando al Council of Councils Regional Conference. In particolare il governatore per le banche italiane aveva parlato di casi di malaffare “rilevanti, ma circoscritti” con “le difficoltà maggiori che riguardano principalmente una manciata di gruppi medio-piccoli” e aveva sottolineato che “ogni mancanza di capitale che emergerà dovrà essere coperta attraverso appropriate azioni entro il perimetro delle decisioni delle banche e con il ricorso al mercato“. E soltanto per le situazioni già emerse in Mps, Carige, Banca Marche, Popolare Spoleto, Tercas e Popolare di Milano, come ricordava il Corriere della Sera nei giorni scorsi, il totale del capitale da trovare ammonta a quasi 5 miliardi di euro.

Un aiutino al sistema arriverà sicuramente dalla Cassa Depositi e Prestiti, che rileverà dagli istituti vecchi mutui trasformati in prodotti finanziari per un controvalore al momento fissato in 3 miliardi di euro cui vanno aggiunti i 2 allocati dalla Cassa di Franco Bassanini per dare alle banche liquidità da prestare alle famiglie per i mutui. Nulla vieta, poi, che la somma venga aumentata, visto che il decreto Imu che ha varato la nuova evoluzione della Cdp non prevede limiti allo stanziamento.

E, in ogni caso, bisognerà aspettare i nuovi stress test comunitari per avere un quadro chiaro della situazione. Tanto più che, come ha sottolineato il consigliere esecutivo della Bce, Joerg Asmussen, martedì scorso ”la revisione della qualità degli attivi bancari, da svolgersi prima che diventi operativo il Meccanismo unico di vigilanza (Ssm), farà sì che non siano cedute patate bollenti al Ssm”. La Bce, prima di assumersi la responsabilità di vigilante principale sulle banche dell’Eurozona, infatti, vuole che sia portata alla luce la loro reale esposizione verso debitori rischiosi e che siano i governi a farsi carico di eventuali buchi.

Tra le poche certezze, insomma, per l’Italia c’è il fatto che almeno in Italia, i primi a pagare sono i risparmiatori. Se n’è accorta perfino l’Antitrust che giovedì 12 ha pubblicato un’indagine sui conti correnti secondo la quale “ci sono ancora ostacoli al pieno dispiegarsi della concorrenza nel settore bancario che impediscono una riduzione dei prezzi a vantaggio del consumatore finale”. L’Authority, in particolare, segnalava “la possibilità di ottenere risparmi fino a 180 euro nei costi della tenuta dei conti correnti” invitando tra il resto gli istituti a migliorare il grado di trasparenza delle informazioni; tagliare il legame esistente tra conto corrente ed altri servizi bancari e ridurre i tempi di chiusura del conto corrente.

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