Chi si aspettava la sala vuota è rimasto deluso. Gianni Cuperlo irrompe nel fortino rosso della Festa Democratica di Bologna e raccoglie presenze (almeno 700-800), consensi, abbracci e strette di mano da far concorrenza al “sacco” di Matteo Renzi nel capoluogo emiliano di una decina di giorni fa. La tensione del confronto è alta fin da subito. In prima fila i dirigenti locali, ma anche il sindaco Virginio Merola, da poco sostenitore del primo cittadino di Firenze e che viene accolto con qualche fischio e le grida di un uomo che lo chiama “traditore”.

Video di Giulia Zaccariello

Cuperlo, ex dirigente Fgci che proprio ieri ha raccolto l’endorsment dell’ala bersaniana del Pd per la futura corsa alla segreteria del partito, arriva al Parco Nord con largo anticipo rispetto all’incontro nella sala dibattiti. Poche battute coi cronisti poi via al classico tour delle cucine e dei volontari della Festa. Nella sala gremita l’attesa paziente è ritmata dalle note di People have the power di Patti Smith. In prima fila un ritrovato gruppo dirigente locale che da bersaniano torna ad essere in corsa per Cuperlo: la presidente della Provincia Draghetti, il vicepresidente Giacomo Venturi, Andrea De Maria (il più entusiasta), il segretario provinciale Raffaele Donini, il tesoriere regionale Mauro Roda, l’assessore Marilena Pillati, defilato ma presente il potente assessore regionale Duccio Campagnoli; poi, in ordine sparso un bel po’ di consiglieri comunali e provinciali, mister o mrs. preferenze, come Francesco Critelli e Simona Lembi; il sindaco di Anzola Loris Ropa, i primi cittadini, giovanissimi, di Budrio – Pierini -, e di Pieve di Cento – Maccagnani.

Che i bersaniani stiano riprendendo posizione è un dato di fatto proprio quando sembrava che Renzi (più di mille persone nello stesso spazio delle Festa Pd dieci giorni fa) avesse fatto pendere la bilancia per la “rottamazione”. In platea tra magliette rosse (“Gianni Cuperlo è ora di crederci”), qualche 30-40enne e parecchi capelli bianchi, c’è la base del partitone, le tessere, i voti del congresso. E così ad occhio, per Renzi conquistare Bologna sarà dura. Cuperlo lo sa, e nei pochi momenti in cui si concede alla stampa glissa: “sarà un congresso di libertà, dove ci si confronterà liberamente sulle piattaforme, sulle proposte, sui contenuti, sui valori e naturalmente anche sulle candidature”. Poi aggiunge: “Mi avevano appena detto che ero come la nazionale jamaicana di bob, poi adesso mi si dice che il congresso è già concluso. Ma no, adesso vado alla festa che il congresso è ancora tutto da fare”.

“Investire sul partito democratico”, è questa, per il candidato alla segreteria democratica, Gianni Cuperlo, la principale differenza fra lui e il suo competitor, Matteo Renzi. “Io penso che il governo da solo non basti – ha continuato il deputato – Senza un partito radicato, forte, partecipato che riscopra le ragioni della passione dentro la dimensione del partito, faremo più fatica a tornare a vincere anche per governare il Paese”.

Serata ampiamente preparata sullo stile degli interventi renziani: monologo da storyteller puro senza contraddittorio e con l’aggiunta di domande specifiche provenienti dalla “base” bolognese della Festa, prima trasmesse in coda ad un video che parte con l’11 settembre cileno e newyorchese, poi rilanciate da cinque persone scelte “a caso” tra il pubblico. Bizzarro che il copione sia già stato scritto in precedenza e che, alle domande, Cuperlo non risponda direttamente ma sfiorandone i temi in un lunghissimo discorso già scritto e stampato su alcuni fogliettini.

“Sì è vero, ci eravamo messi d’accordo prima, ma per un intervento più lungo”, spiega un operaio Fiom/Cgil dell’azienda Minarelli tra i cinque prescelti che, con le sue colleghe, dopo pochi minuti esce dalla sala senza attendere risposta, “poi sul palco ho sintetizzato in meno tempo. Intanto siamo riusciti a far sapere della nostra difficile posizione lavorativa (dal 16 ottobre potrebbero partire i primi licenziamenti, n.d.r.), per il resto non mi aspettavo nulla da un partito che non sa più rappresentare la classe operaia”.

Dopo il format Renzi, va in onda il format Cuperlo, qui con qualche contenuto in più, prima di tutto identitario sulla storia della sinistra italiana che va modernizzata ma non buttata a mare. Ma tra la folla silenziosa in parecchi soffrono il prolisso prologo storico: “E’ un’ora che parla ma non ha risposto alle domande postegli dal pubblico”, spiega un ventenne in giacca e cravatta, “troppa filosofia e poche soluzioni ai problemi concreti”.

Eppure Cuperlo dopo averla presa larghissima, iniziando da Giolitti a Kennedy, passando poi dal Cagliari calcio campione d’Italia, si sbilancia sui privilegiati delle pensioni d’oro (“non hanno diritti acquisiti”), sull’Imu da far pagare ai più ricchi e su un’altra lunga parentesi sulla crisi del modello neoliberista, senza mai citarlo.

Uno spostamento dell’asse politica del Pd più verso Sel, molti gli attivisti e i quadri del partito vendoliano in sala, che verso il centro di Letta e Renzi. “Per me Gianni è bravissimo e bellissimo”, spiega una ragazza che ha sgomitato i bodyguard per poterlo baciare sulle guance, “il futuro del Pd è lui”.

Unica nota stonata in una serata di brillante politically correct, quando il quinto intervento scelto “a caso” tra la folla, è dell’anziano militante del quartiere Borgo Panigale che piangendo guarda in prima fila il sindaco Merola (mesi fa passato ufficialmente dall’area Bersani a quella di Renzi, n.d.r.) e invece di rivolgere la domanda a Cuperlo parla lesto al primo cittadino: “poi ci sono quelli che salgono sul carro del vincitore per convenienza”, e intanto mima con la mano una pacca da dare al sindaco che in prima fila, unico renziano dichiarato tra “nemici”, risponde con lo stesso gesto ma con grande imbarazzo fingendo di non sentire i buu della platea. “Nulla di che, è stato solo un gesto spontaneo, anche divertente”, ha spiegato poi Merola prima di rifugiarsi con un nuovi colleghi di corrente, Vassallo, Lepore e Paruolo, nel bar pasticceria della festa.

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