E’ sempre una forte emozione assistere al primo giorno al liceo. Per qualcuno probabilmente evoca il ricordo del proprio primo giorno. Io, che da qualche anno partecipo al rito della formazione delle classi, sono più concentrata sui nuovi primini, sulle loro espressioni a metà tra l’incuriosito e lo spaventato, che si guardano intorno per riconoscere le facce dei nuovi compagni di classe. Sì perché li conoscono già: le scuole pubblicano on line gli elenchi delle prime classi e gli studenti sono già compagni di classe su Facebook prima che a scuola, per lo meno quelli che ce l’hanno, cioè quasi tutti.

Molti stranieri, parecchi ormai di seconda generazione, altri appena arrivati che non parlano l’italiano, a volte neanche lo capiscono. Bella messa alla prova per l’integrazione.

Anche con il vantaggio dei social, l’inserimento al liceo rimane un passaggio delicato, un evento potenzialmente critico, in un periodo della vita considerato ad alto rischio, sarebbe meglio che le cose andassero bene.

Questo fattore di rischio, spinge molti istituti scolastici alla ricerca di culture preventive mirate alla promozione della salute. La salute intesa non come assenza di malattia ma come stato di benessere favorito per esempio attraverso lo sviluppo di buone relazioni a scuola, con conseguente abbassamento del rischio di disagio.

I liceo in cui lavoro è uno di questi istituti. La prevenzione viene realizzata attraverso interventi di Peer Education. La Peer Education, letteralmente educazione tra pari, prevede l’accoglienza dei nuovi studenti a scuola, per alcune ore distribuite nei primi giorni di scuola, da parte di un gruppo tutor, tre/quattro studenti per ogni classe. I tutor sono studenti del quarto anno, aiutano i nuovi arrivati a conoscersi, li coinvolgono in attività ludiche strutturate, spiegano loro le regole del liceo, le aspettative degli insegnanti e li portano in giro per la scuola per farli familiarizzare con tutti i servizi: la palestra, i laboratori, la segreteria, la presidenza, il bar. I primini apprezzano molto questo inizio soft, li aiuta a gestire le emozioni del cambiamento.

E’ una bella esperienza anche per me che da qualche anno coordino il progetto accoglenza. La salute che noi possiamo definire come la costruzione continua di un significato condiviso, è qualcosa che si crea e si produce costantemente all’interno dei luoghi della quotidianità, come lo è la scuola, ed è in relazione alle azioni dei suoi protagonisti.

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