Lo spread tra Spagna e Italia si azzera per la prima volta in 17 mesi. Scende il rendimento dei titoli spagnoli, che raggiunge quello degli italiani al 4,52%, segno che la fiducia nelle obbligazioni dei due Paesi è ora allo stesso livello. Prima dell’estate, infatti, il vantaggio di Roma su Madrid era di quasi un punto percentuale. Il disavanzo si è annullato in un momento particolarmente delicato per il governo di Enrico Letta, proprio mentre inizia al Senato la discussione sulla decadenza di Silvio Berlusconi.

L’azzeramento dello spread non significa però che l’economia spagnola si sta riprendendo più velocemente di quella italiana. I dati sono infatti contrastanti. L’Ocse ha fatto sapere settimana scorsa che il Pil della Spagna scenderà dell’1,7% quest’anno, mentre per l’Italia l’organizzazione internazionale prevede un calo dell’1,8% e per entrambi i Paesi è stimata una ripresa dello 0,4% nel 2014. Roma è messa peggio di Madrid anche per quanto riguarda il debito pubblico (proiettato al 130% del Pil nel 2013 contro il 92%), anche se il deficit iberico si avvicinerà al 7% del Pil contro il 3% per quello italiano. La Spagna è infine di sicuro più in crisi dell’Italia sul fronte della disoccupazione, che sempre secondo l’Ocse crescerà a fine anno al 27,3% a Madrid contro l’11,9% di Roma.

Perché, allora, lo spread tra i due Paesi si azzera? La Spagna, alle prese con molte difficoltà, può contare su un governo che sembra essere in grado di portare a termine il proprio mandato fino alle nuove elezioni. Anche se fa sempre più discutere lo scandalo di mazzette che ha travolto l’ex tesoriere del partito popolare già in carcere Luis Bárcenas, accusato di frode e di aver gestito per anni i fondi neri del partito al governo spagnolo. Più incerta è invece la situazione politica italiana, guidata da un governo traballante alle prese con una ripresa economica che tarda ad arrivare. Non solo. L’annullamento del disavanzo avviene in una settimana densa di appuntamenti per il Tesoro italiano, alle prese martedì con il collocamento di nuovi titoli, fino a 11,5 miliardi, e mercoledì con un’operazione più impegnativa sui Btp.

Occorre segnalare, infine, che il problema non è soltanto italiano. Ma di tutto il Vecchio Continente. Salgono infatti i rendimenti dei titoli della maggior parte dei Paesi europei, afflitti da una crisi che non accenna a finire. Peggio di noi la Grecia e la Svizzera, con i rispettivi interessi che salgono più velocemente di quelli italiani. Leggermente meglio dell’Italia, invece, Inghilterra, Francia e la stessa Spagna.

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