“Un giovane vecchio, l’idrolitina nell’acqua sporca della politica. Un rivoluzionario marcatamente liberista”. Sono soltanto alcune delle invettive che, durante le ultime primarie del centrosinistra, il leader di Sel, Nichi Vendola, era solito dedicare a Matteo Renzi. Poi qualcosa è cambiato. E questa estate il presidente della Puglia ha confessato: “Parlo molto con Matteo, il più critico verso questo governo”. Ospite ieri della festa nazionale del Pd a Genova, il governatore pugliese sembra aver definitivamente archiviato quei toni. Anzi, nega di averlo mai definito “subalterno a tutti i poteri forti”, come effettivamente disse ai giornalisti il 29 novembre 2012 fuori dall’aula di Montecitorio. La memoria lo soccorre quando citiamo un’altra delle sue lapidarie sentenze: “Renzi non ha bisogno di allearsi con Casini perché Renzi è Casini”. Non nega di averlo detto, ma si smarca: “A me interessa la prospettiva di schiodare il governo Letta. E Renzi ha un interesse oggettivo a farlo. È un nemico delle larghe intese”. “Traditore”, grida qualcuno più tardi, mentre Vendola parla dello stesso fiorentino che un tempo definiva “essenzialmente di destra”. Vendola non si scompone, e continua: “Matteo è un politico puro, e una persona intelligente. Vedo che sta ragionando sul suo vocabolario e sul suo programma”  di Franz Baraggino

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