Il fenomeno esiste, ma non si vede quando stappiamo una bottiglia di buon vino o di spumante italiano. Dalla Franciacorta (in provincia di Brescia), alle colline dell’Oltrepo pavese passando per i vigneti del Trentino o del Piemonte il caporalato c’è. E’ la Flai (il sindacato dei lavoratori agricoli della Cgil) a lanciare l’allarme: “Come in molti altri settori stagionali, in cui si effettuano raccolte periodiche di frutta, la mala pianta del caporalato cresce vigorosa e va combattuta”. Il fattoquotidiano.it ha documentato la presenza di manodopera originaria dell’Est Europa tra i vitigni dell’Oltrepo pavese. I lavoratori giungono in massa, soprattutto dalla Romania, anticipando la raccolta delle uve, poi si sistemano nelle piazze di centri come Casteggio o Santa Maria della Versa, in attesa che il caporale o il padrone di turno passi, li raccolga e li porti a lavorare  di Fabio Abati

 

Articolo Precedente

Scuola, protesta dei precari a Roma: “Lo Stato prima ci usa e poi ci getta”

next
Articolo Successivo

Fiat, Landini: “Non siamo usciti dal tunnel. A Mirafiori stanno spegnendo il futuro”

next